«La nostra iniziativa rappresenta il tentativo di riempire un vuoto», quello lasciato dal grande assente della campagna elettorale italiana: la politica estera. Così ieri alla Fondazione Basso è stato presentato il documento redatto da Gian Giacomo Migone, Alessandra Ballerini, Mario Bova, Alberto Bradanini, Tana de Zulueta e Maurizio Gressi.

Se il dibattito è monopolizzato dalla questione migratoria, si avanza per slogan, attenti a non contestualizzarla per non far crollare il castello di carte. Dimenticando guerre occidentali e sfruttamento strutturale delle risorse dei paesi di provenienza, «crescita delle disuguaglianza – si legge nel documento – e erosione delle istituzioni democratiche esercitato da interessi finanziari e industriali non regolato a livello globale».

L’iniziativa è volta, spiegano i promotori, a fornire una nuova base di discussione a sinistra (l’interlocutore politico è Liberi e Uguali a cui la piattaforma ha presentato il documento). Non solo in Italia: «L’idea è sviluppare – spiega Mario Bova – una rete, un dibattito a livello di sinistra europea che coinvolga Corbyn, Podemos e Syriza». Fino a Bernie Sanders oltreoceano.

Le parole d’ordine le indica Migone: «Da un po’ di tempo va di moda la geopolitica, sfaccettatura del neo-nazionalismo che riconduce ogni questione internazionale a interessi nazionali. Da noi giunge una proposta per una nuova politica estera» che si fondi su tre principi fondamentali (e di sinistra), «pace, uguaglianza ed ecologia, valori generali da declinare in politiche specifiche».

Dal rapporto con gli Usa e la subalternità alla Nato (tradotti in interventi militari al di fuori dell’art. 11 della Costituzione) agli F35, dall’accoglienza efficace e dignitosa di migranti e rifugiati (con il conseguente rifiuto delle politiche del duo Gentiloni-Minniti, transitate «per accordi con milizie libiche e trafficanti di esseri umani») all’impegno a riaffermare la «legalità internazionale, per evitare di ritrovarci in un mondo senza regole».

La piattaforma non morirà il 4 marzo ma proseguirà nel suo operato, dentro Leu come all’interno del più ampio spettro democratico, «non perché siamo anime belle o cosmopoliti – spiega de Zulueta – ma perché vogliamo essere attori».

Di fronte c’è un’Europa che pende sempre più a destra e le cui politiche in ambito internazionale sono tanto frammentate quanto omertose: «Il nostro impegno verte sul ruolo dell’Europa – aggiunge Migone – I nostri rilievi critici non si pongono in termini di ’stiamo dentro o stiamo fuori’. È una battaglia dentro l’Europa».

Quell’Europa che alza muri ed esternalizza i confini, dalle coste nordafricane fino al deserto: «Il governo ha fatto accordi con tribù libiche e trafficanti e lanciato la missione in Niger, dove andiamo ad insegnare ai nigerini come fermare i migranti – spiega Gressi – La strada giusta non è una migrazione illegale, ma flussi legali all’interno di un sistema di accoglienza funzionante».