«Only the animals», una paradossale solitudine nel magma dei corpi interconnessi
Al cinema Tratto dal romanzo «Seules les Bêtes» di Colin Niel, Valeria Bruni Tedeschi e Nadia Tereszkiewicz nel film di Dominik Moll
Al cinema Tratto dal romanzo «Seules les Bêtes» di Colin Niel, Valeria Bruni Tedeschi e Nadia Tereszkiewicz nel film di Dominik Moll
Tratto dal romanzo Seules les Bêtes di Colin Niel, Only the Animals – Storie di spiriti amanti del regista tedesco Dominik Moll è uno di quei film difficili da catalogare. Opera cupa che per certi versi richiama al genere distopico, un thriller con tonalità gialle e noir (l’espediente narrativo dal quale parte l’intricata vicenda è una donna che scompare e la sua automobile abbandonata), un lungometraggio politico che riflette sulle questioni sociali ed esistenziali più importanti (il lavoro, lo sfruttamento, il contrasto tra chi ha molto e chi molto poco), una storia d’amore che non tralascia la centralità (o l’assenza) del sesso nella vita di persone di ogni parte del mondo.
Una narrazione, quella di Moll ed evidentemente di Niel, che gioca a incastri circolari, che segue la vita di un individuo che muta per mano di un amico o di uno sconosciuto che, a sua volta, vede modificare il corso della propria esistenza a causa di un’altra azione umana e così via, lungo infiniti sentieri che uniscono imprevedibilmente il mondo rurale francese a una megalopoli africana, passando per strade reali e virtuali, dai comuni mezzi di trasporto alle sofisticate comunicazioni in Rete.
SI TRATTA DI UNIRE i cosiddetti puntini per ottenere un disegno e per comprendere quanto paradossale sia la vita di donne e uomini. Ognuno dei personaggi è profondamente e irrimediabilmente solo, indifeso ma non per questo incapace di offendere, esposto a un sistema che lo può accogliere o espellere senza che si noti la differenza. Anche se una differenza tra l’esistere e il non esistere dovrebbe esserci. E, appunto, per paradosso, in questa solitudine nessuno è mai solo. È qui che il film di Moll, realizzato nel 2019 e che sorprendentemente arriva solo ora in sala, assume i tratti della distopia. Accendendo un computer, cercando banalmente compagnia, costruendo una relazione artificiale, ma stabilendo pur sempre un contatto con l’altro, i protagonisti di Only the Animals sono trascinati in un mondo di cui non si conoscono i limiti, le insidie, le finalità. Più si è isolati, più si è incastrati in un magma di corpi. Esiste un’ironia, perché nelle combinazioni che portano un contadino a essere innamorato di una donna «invisibile», si può cedere alla tentazione di un sorriso beffardo.
Quello che sicuramente emerge, però, è il dramma. Perché quando i desideri si trasformano in bisogni ci si può fare molto male.
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