Il “pass sanitario” (la versione francese del green pass) non infrange la Costituzione, dal momento che rispetta il «valore costituzionale» di «proteggere la salute» dei cittadini. È la sentenza del Consiglio costituzionale, interpellato dal primo ministro Jean Castex e da tre gruppi politici di opposizione, che ricorda che il pass deve essere una misura transitoria, che non dovrà entrare nel diritto comune e che dovrà essere annullato appena «non ci saranno più minacce».

Il pass, fortemente contestato da manifestazioni dal 17 luglio, entrerà quindi in vigore lunedì prossimo, il 9 agosto. Il testo di legge del governo, passato in Parlamento il 25 luglio, nelle grandi linee rispetta la “proporzionalità” tra situazione di emergenza e misure restrittive delle libertà, ma è ritoccato dai “saggi” della rue Montpensier in due punti: non sarà possibile rescindere in modo anticipato un contratto di lavoro a tempo determinato per i dipendenti non vaccinati, perché sarebbe un’ingiustizia tra lavoratori (ma per i contratti a tempo indeterminato è convalidata la “sospensione” del salario per i non vaccinati dal 30 agosto, che però non diventa motivo di licenziamento) ed è censurato l’isolamento obbligatorio di 10 giorni per i positivi Covid, con possibilità di controllo per più di 12 ore al giorno, perché in contraddizione con l’articolo 66 della Costituzione che stipula che «nessuno può essere arbitrariamente detenuto».

Il Consiglio costituzionale ammette che il pass sanitario impone misure suscettibili di ledere le libertà (di andare e venire, di riunirsi), ma «allo stato delle conoscenze scientifiche attuali», di fronte alla minaccia sanitaria, le misure imposte dal governo mirano a limitare la circolazione del virus, quindi difendono un interesse «collettivo».
Così, da lunedì, il pass, già in vigore nei luoghi culturali (cinema, teatri, musei) sarà richiesto in Francia per frequentare bar, ristoranti, treni a lunga distanza. Sui grandi centri commerciali (più di 20mila metri quadri) decideranno i Prefetti, ma dovrà essere garantito l’acceso ai “servizi essenziali” (come le farmacie o i trasporti pubblici, se c’è un’entrata di metropolitana, per esempio).

Il Consiglio costituzionale approva anche il vaccino obbligatorio per il personale sanitario (anche questo oggetto di forte contestazione). Invece, rifiuta il pass obbligatorio per recarsi in ospedale (il governo aveva solo escluso il Pronto soccorso), misura molto criticata dai medici. «Nessuno sarà privato di cure se non ha il pass sanitario e neppure i famigliari che vogliono vedere un parente ricoverato», ha precisato ieri il ministro della Sanità, Olivier Véran. Ieri, Emmanuel Macron, che ormai risponde alle inquietudini dei cittadini su Tik Tok e Instagram, ha affermato che non ci sarà il pass sanitario per allievi e studenti, dall’asilo all’università. Macron insiste: vaccinatevi (e annuncia la terza dose per i più “fragili”).

Dall’annuncio dell’introduzione del pass, la corsa al vaccino si è accelerata, ormai il 65% dei francesi ha almeno la prima dose (49,1% due). Ma contemporaneamente la contestazione cresce: sabato 7 agosto sono previste nuove manifestazioni contro vaccini e pass, il 17 luglio c’erano 110mila persone in piazza in più di un centinaio di cortei in tutta la Francia, 161mila il sabato successivo e più di 200mila il 31 luglio, con una partecipazione molto variegata, da una rinascita dei gilet gialli all’estrema destra e agli Insoumis (Jean-Luc Mélenchon critica fortemente il pass).

Ieri, sotto le finestre del Consiglio Costituzionale c’è stata una manifestazione, con fischi all’annuncio della decisione dei “saggi” di approvazione a grandi linee delle decisioni del governo.

Nell’opposizione, il Ps, che difende la vaccinazione obbligatoria per tutti al posto del pass, prevede «problemi» di applicazione delle nuove norme. Nei cortei di protesta, l’estrema destra è molto presente, il Rassemblement national giudica «disdicevole» e «sproporzionata» la decisione del Consiglio costituzionale: «Potevano chiudere le frontiere», affermano. «Vedremo se queste disposizioni saranno convalidate dai cittadini», avverte Aurélien Taché, deputato di sinistra dei “nuovi democratici”. Dei sondaggi rilevano un’approvazione del pass tra il 60 e il 70% (percentuale che scende al 47% tra i giovani tra i 18 e i 34 anni). Il 55% è a favore della vaccinazione obbligatoria, ma un’analoga percentuale è contro un’eventuale esclusione degli allievi non vaccinati in caso di contaminazione nelle scuole, per non creare una “scuola a due velocità”.