Mentre i sindacati confederali tengono le bocche cucite sullo sciopero Cgil-Uil che dovrebbe essere deciso domani, il sindacalismo di base è sceso ieri in piazza per il “No Draghi Day” contro le politiche del governo. Manifestazioni in 25 capoluoghi di provincia lungo tutta la penisola da Treno a Ragusa con grande partecipazione dei lavoratori e con l’unità dell’Usb ritrovata con Adl Cobas, Clap, Cobas Confederazione, Cub, Fuori Mercato, Orsa, Sgb, Sial Cobas, Unicobas, Usi-Cit.

IL CORTEO PIÙ GREMITO è stato certamente quello di Milano. La manifestazione è partita verso le 16 da Palazzo Lombardia per passare in centro città, da piazza Repubblica e piazza Cavour fino a Piazza della Scala. Al corteo hanno aderito le organizzazioni sindacali Cub, Cobas, Sgb, Slai-Cobas, Usb e Usi-Cit e vi hanno preso parte anche militanti dei partiti Rifondazione Comunista e Potere al Popolo.

Alternando canzoni hard-rock e canti partigiani un lungo serpentone si è mosso dalla Regione fortemente criticata per la recente riforma sanitaria che «continua a dare soldi ai privati e a depauperare le risorse del comparto pubblico». Fra le richieste non solo il forte potenziamento della sanità pubblica e l’abolizione dei ticket, ma anche la cancellazione della legge Fornero sul lavoro e sulle pensioni e del Jobs Act, il blocco dei licenziamenti, risorse adeguate per trasporti e scuola. «Sono necessari forti aumenti salariali e per le pensioni, la reintroduzione della scala mobile e il ripristino integrale dell’articolo 18 – ha sottolineato Walter Montagnoli, segretario generale della Cub – . Il governo Draghi con la legge di Bilancio ha svelato, e ci voleva poco, la sua natura padronale e reazionaria come dimostrato con la pseudo-riduzione delle tasse. Da oggi noi diciamo basta alla finta armonia sociale, che viene propagandata dall’insediamento dell’esecutivo, e proseguiremo la lotta fino a ottenere risultati concreti».

Ottima partecipazione anche a Bologna dove nonostante il freddo, Usb, Sgb, Si Cobas, Adl Cobas, Potere al Popolo e Carc alle 10 in piazza dell’Unità alla Bolognina, hanno tenuto una manifestazione al grido: “Riprendiamoci tutto, casa-reddito salario”.

PRESENTE ANCHE UNA FOLTA rappresentanza dei lavoratori Ikea di Piacenza, in lotta con Usb contro la decisione della multinazionale di liberarsi di 120 precari (tempi determinati e interinali). «Una decisione scellerata che si inscrive nel più ampio progetto Ikea di rendere il lavoro nei suoi magazzini ancora più precario e meno pagato», denuncia l’Usb.
Arrivati in corteo invece gli attivisti-studenti del collettivo Osa: i ragazzi esponevano lo striscione «Contro il governo di Bianchi e Draghi – La nostra generazione costruisce l’opposizione – Cambiare rotta».

«LA NOSTRA È UNA PIATTAFORMA di contrarietà totale alle politiche economiche e sociali del governo, che colpiscono pesantemente i lavoratori salariati, pensionati, disoccupati e i settori popolari. Lottiamo per un’equità e giustizia sociale e ambientale, e su questo non faremo sconti», spiega Massimo Betti di Sgb. «Attraverso queste politiche i ricchi si arricchiscono e le fasce più deboli hanno ulteriori problemi. I licenziamenti sono di nuovo possibili nonostante la pandemia non sia terminata e gli appalti e i subappalti, dove c’è criminalità e si annidano le peggiori truffe, vengono ulteriormente allargati da questo governo – aggiunge Nicoletta Frabboni di Cobas Confederazione –. Le donne, poi, sono la fascia più colpita: abbiamo i salari più bassi di tutta Europa e vogliamo difenderci».

SUL FRONTE DEI CONFEDERALI invece ieri l’unico a parlare è stato ancora il segretario della Cisl Luigi Sbarra che in un’intervista al Corriere ha definito «segnale incoraggiante» quello arrivato dal governo. «Apprezziamo – afferma Sbarra – che il governo abbia deciso di concentrare il taglio dei contributi da 1,5 miliardi sui lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila». Riguardo al taglio dei benefici per i redditi più alti bocciato da destra e Italia viva in Consiglio dei ministri, per Sbarra «l’importante, comunque, è che alla fine il governo abbia trovato in altro modo le risorse aggiuntive contro il caro-bollette». Sulla posizione della Cgil, Sbarra commenta: «Non parlerei di divisioni ma di sensibilità e valutazioni diverse», «non vedo ragioni di merito per proclamare una mobilitazione generale».

Domani l’esecutivo della Uil deciderà se appoggiare la richiesta di sciopero genrale della Cgil o mantenere una mobilitazione blanda.