Si allarga la protesta verso le discriminazioni razziali e contro la violenza della polizia nei confronti degli afro americani all’interno della Nfl, la National Football League; domenica molti giocatori hanno protestato durante l’esecuzione dell’inno nazionale seguendo l’esempio del quarterback dei San Francisco 49ers, Colin Kaepernick che per primo si è rifiutato di stare in piedi con la mano sul cuore per l’inno durante le partite di precampionato.

Domenica Marcus Peters, il cornerback dei Kansas City Chiefs, prima della partita, durante l’inno ha invece alzato il pugno destro guantato di nero, chiaro riferimento alla protesta messa in atto dagli atleti Juan Carlos e Tommie Smith, sul podio olimpico di Città del Messico nel 1968, mentre il resto della squadra, in solidarietà con Peters, ha incrociato le braccia invece di portare una mano al cuore.

Stessa scena per i New England Patriots dove Devin McCourty e Martellus Bennett hanno alzato i pugni durante l’inno, prima di giocare contro gli Arizona Cardinals, e per i Miami Dolphins dove 4 giocatori, Jelani Jenkins, Arian Foster, Michael Thomas, e Kenny Stills, si sono inginocchiati durante l’inno.

Queste proteste suscitano la prevedibile polemica; alcuni tifosi hanno bruciato la maglietta del giocatore dei 49ers, Trump ha dichiarato che il quarterback di San Francisco «forse dovrebbe trovare un Paese che funziona meglio per lui»; molti veterani di guerra, invece, tramite l’hashtag di Twitter #VeteransForKaepernick, hanno espresso solidarietà ai giocatori, e la squadra di Miami ha rilasciato un comunicato ufficiale dove l’organizzazione dice «di riconoscere il diritto di ogni individuo a riflettere durante l’inno nazionale in modo diverso».

Chiamato in causa, il presidente Obama ha dichiarato che Kaepernick sta «esercitando il proprio diritto costituzionale a fare una legittima dichiarazione di protesta».

Queste manifestazioni di domenica seguono quelle dei giorni precedenti: giovedì anche Brandon Marshall dei Denver Broncos si era inginocchiato durante l’inno, così come il calciatore bianco Megan Rapinoe, che da gay dichiarato ha detto di sapere cosa sia la discriminazione e ha aggiunto «Come gay, so cosa vuol dire guardare la bandiera e sapere che non proteggerà la tua libertà».