Co-fondatore nel ’78 a Marsiglia del Groupe de Recherche et d’Improvisation Musicales, all’attivo collaborazioni con Thurston Moore, Lee Ranaldo, Fred Frith, il chitarrista Jean-Marc Montera ha tutte le carte in regola per sviscerare l’arte di Derek Bailey (1930-2005), che con la sublime qualità estetica, l’assoluta non convenzionalità, il rigore che ha manifestato nella vicenda dell’improvvisazione radicale rappresenta una delle figure cruciali della musica del secondo novecento. il corpo di questo agile libro pubblicato in Francia è l’acuta disamina di una selezione di album del chitarrista inglese, partito dal jazz e dalla musica popolare e approdato alla free music più estrema: Montera illumina le corrispondenze con il più radicale dei viennesi, Webern, e l’influenza delle musiche estremo-orientali per strumenti a corde; illustra i diversi tipi di chitarre e i pedali e gli effetti impiegati; e analizza l’approccio di Bailey nelle diverse situazioni, con quello che offre ad una riflessione sull’improvvisazione. Un lavoro che merita di essere ampliato e tradotto.