Il Guardian l’ha detta fuori dei denti, e con ragione. Commentando il licenziamento di Alexi McCammond, la 27 enne neodesignata direttrice di Teen Vogue America, ha scritto «Era molto più facile ignorare l’imbecillità collettiva degli americani di sinistra quando assaggiavi più spesso le loro uova alla Benedict che le loro opinioni». È successo questo. Alexi, giornalista politica nonché afroamericana, avrebbe dovuto insediarsi con la benedizione di Anna Wintour, la potentissima direttrice di Vogue, alla guida della testata per teen-ager della Condé Nast il prossimo 24 marzo. Senonché, alcuni redattori del gruppo editoriale, memori di tweet scritti da Alexi nel 2011, quando aveva niente meno che 17 anni e in cui aveva fatto battute sugli asiatici, ha eccepito, a ruota sono andati alcuni inserzionisti (bene supremo da quelle parti), e la fedifraga è stata licenziata prima ancora di cominciare. A nulla è servito che lei si fosse scusata di quei tweet nel 2019 dicendo che adesso era una persona diversa, così come a nulla è servito che li avesse cancellati.
Ora, io non so come eravate voi a 17 anni, però posso dire che, per quel che mi riguarda, di certo qualche scemenza l’ho detta, qualche battuta pure (se è per questo con quelle continuo), così come qualche cattiveria e parecchi giudizi sommari.

POI PER FORTUNA si cresce, ci si confronta, si prende qualche legnata sui denti e si scopre che il pensiero, così come il linguaggio, sono un continuo divenire e che più vedi più dovresti vedere, più impari più dovresti studiare. Se dovessimo giudicare e condannare una persona per quel che ha scritto, fatto o detto quando era giovane, saremmo tutti nella galera del moralismo, condannati all’ergastolo della vergogna.
Chissà ora come si sentiranno ganzi i fustigatori di Alexi, belli orgogliosi del loro pensiero pulito e, molto probabilmente, noioso così come è noioso chi non si sporca mai perché non osa mai. Chissà se hanno mai pensato che, se si sono fatti passi avanti nei diritti e nell’uguaglianza, che so, delle donne e delle minoranze è proprio perché a un certo punto un sacco di gente non è più stata al suo posto, ha parlato sporco, agito contro le regole, provocato, scandalizzato, osato.
Bisogna stare molto attenti a sposare il giustizialismo culturale perché a furia di condannare si finisce nell’autocensura, soprattutto in tempi di social in cui qualunque peto si pubblichi resta indelebile. Fortunati noi che siamo cresciuti quando facebook, twitter, instagram, tik tok e compagnia non esistevano. Non avevamo seguaci, ma nemmeno il rischio di portarci addosso a nostra insaputa un guardone a ritroso.
In ogni caso, il risultato ottenuto dai moralizzatori di Condé Nast è che a destra la gente continua a dire imperterrita le peggio cose e nulla succede, mentre nella cosiddetta sinistra si manda alla gogna una persona per una sciocchezza detta quando era minorenne. Attenzione, di fedina culturale troppo sbiancata si muore. Causa sterilità.