A cinque mesi dalla sua storica vittoria elettorale, Andrés Manuel López Obrador, detto Amlo, è da ieri il nuovo presidente del Messico. E se, tra molte aspettative e non poche incognite, la sua promessa di una trasformazione radicale del paese è ora attesa alla prova dei fatti, un segnale di cambiamento viene sicuramente dalla sua volontà di coinvolgere la cittadinanza nelle proprie scelte.

Un proposito che aveva già espresso promuovendo, a ottobre, una consulta popolare sulla controversa costruzione del nuovo aeroporto internazionale di Città del Messico all’interno del fragile ecosistema lacustre di Texcoco, respinta dagli elettori sotto lo slogan «Yo prefiero el lago» (una bocciatura che ha messo in fibrillazione le élites messicane, spingendo l’agenzia di rating Fitch a rivedere al ribasso l’outlook del paese da stabile a negativo, pur confermando il livello BBB+).

E quanto Amlo intenda legittimare la propria azione, anche in funzione anti-oligarchica, tenendo permanentemente mobilitata la sua base sociale, lo ha nuovamente fatto capire il 24 e 25 novembre organizzando una seconda consulta sulle dieci priorità del suo governo – come l’introduzione della copertura sanitaria universale, il raddoppio della pensione agli ultra 68enni, la concessione di borse di studio a tutti gli studenti delle scuole pubbliche di livello medio superiore, il progetto del Tren Maya –, tutte approvate dagli oltre 940mila partecipanti con percentuali oscillanti tra il 95,1 e l’89,9%.

«È la democrazia partecipativa che consente al popolo di esercitare il suo potere sovrano», ha spiegato Amlo promettendo una riforma della Costituzione diretta a garantire un quadro legale a referendum e consulte e impegnandosi a sottoporre anche il suo mandato, tra tre anni, al giudizio della popolazione («il popolo pone, il popolo toglie»).

Riguardo però al Tren Maya, è assai dubbio che di vera democrazia si tratti. Presentato come il fiore all’occhiello del modello di sviluppo «sostenibile» del suo governo, questo progetto di linea ferroviaria chiamato a collegare le principali aree turistiche della Penisola dello Yucatán è in realtà destinato a garantire enormi profitti al capitale finanziario, in alleanza con il settore immobiliare e quello turistico, e in perfetta continuità con la strategia neoliberista di controllo territoriale seguita dai governi precedenti.

Un progetto che di sostenibile ha ben poco, prevedendo, per ogni stazione ferroviaria, la costruzione di centri commerciali, hotel e resort a scapito delle cultura indigene, come pure di ecosistemi fragili e dalla straordinaria biodiversità.

Benché Amlo abbia assicurato che il Tren Maya dovrà essere successivamente esaminato insieme ai popoli originari, è significativo che questi non siano stati ascoltati prima di sottoporre l’opera alla consulta popolare. E ciò malgrado le fortissime riserve espresse dalle comunità, convinte che il progetto – come hanno spiegato in un comunicato congiunto – «di maya non abbia nulla, né comporti alcun vantaggio per i popoli indigeni della regione: «Non vogliamo diventare come Cancun, dove gli unici beneficiari sono le catene alberghiere e di ristorazione».

Non è questo, del resto, l’unico punto controverso del programma del nuovo governo. Molte critiche sono state rivolte anche alla proposta di creare una Guardia nazionale militarizzata con compiti di sicurezza pubblica, in contraddizione con le dichiarazioni di Amlo in campagna elettorale sulla necessità di allontanare l’esercito dalle strade in quanto «impreparato per tale funzione».

«Puntando su una strategia già rivelatasi fallimentare – ha dichiarato José Miguel Vivanco di Human Rights Watch – López Obrador commette un errore colossale che potrebbe frustrare qualunque speranza di porre fine alle atrocità» che hanno segnato il Messico negli ultimi anni.

Ma sulla proposta, che si inscrive nel cosiddetto Piano nazionale di pace e sicurezza con cui Amlo punta a rimuovere le principali cause della violenza, combattendo la povertà e ricostruendo la fiducia nelle istituzioni attraverso una profonda «rigenerazione nazionale», il neo presidente ha già annunciato per marzo una nuova consulta.