Sono state due piazze antitetiche, non speculari. La distanza reale, poco più di un chilometro. Quello che divide largo Cairoli, dove ieri c’è stata la manifestazione lanciata dal leader della Lega Salvini in difesa dei valori dell’Occidente e contro il fanatismo jihadista, e piazza Missori, dove si è concluso il corteo organizzato dalla rete «Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale» per dire «stop war, stop racism».

La distanza ideale, molta di più. In mezzo, la solita Milano, indifferente a tutto, tra selfie di turisti in piazza Duomo e i primi tentativi di shopping natalizio, in una delle prime giornate freddine e piovose di una stagione segnata dai cambiamenti climatici, tra ondate di caldo e esondazioni di fiumi.

SE VOLEVA ESSERE UNA SFIDA, il risultato è stato netto. Nelle intenzioni e nel finale. Per il milanista Salvini, una sconfitta come quella della sua squadra del cuore nell’ultimo derby, e senza nemmeno il gol della bandiera. In piazza per la difesa dei valori dell’Occidente c’erano alcune centinaia di persone, poco più di mille. Nonostante l’ottimismo ostentato dal leader della Lega alla fine della giornata, la manifestazione da lui fortemente voluta non è andata bene. Aveva lanciato l’iniziativa nel nome di Oriana Fallaci, ma dopo la minaccia di querela da parte del nipote della scrittrice ha dovuto cancellare qualsiasi riferimento.

Avrebbe voluto al suo fianco la comunità ebraica, ma al di là di un paio di interventi registrati e trasmessi dal palco, in cui si ringraziava per la vicinanza e il sostegno, la comunità ebraica non c’è stata. Ufficialmente perché di sabato non si può partecipare a iniziative politiche. In realtà perché, nonostante la vicinanza storica al centrodestra, ha preferito non esporsi in maniera così netta.

DEL RESTO, PURE TRA GLI Alleati di governo il leghista non ha raccolto granché. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno preferito non partecipare alla manifestazione. Anche perché Salvini questa manifestazione l’ha convocata e voluta per un’unica ragione, per fini biecamente elettorali: scavalcare a destra gli alleati, in particolare Giorgia Meloni, in vista delle elezioni europee della prossima primavera, nel tentativo di erodere qualche consenso a discapito dell’alleata/domina della coalizione governativa.

Alla fine in piazza c’erano perlopiù leghisti doc. Sul palco, nessun simbolo di partito, per ribadire (parole di Salvini) il carattere inclusivo della manifestazione. Pure un ragazzo islamico, che interviene dopo che due sindaci leghisti (Cinisello Balsamo e Monfalcone) si lasciano andare alla solita retorica securitaria e anti-invasione, tipico prodotto della casa.

Sotto il palco, i cartelli #senzapaura a difesa dell’Occidente e qualche bandiera di Israele, in mano a gente che faceva fatica a distinguere terroristi e islamici (nonostante il leader leghista abbia più volte ribadito che lui è contro i fanatismi, non contro gli islamici), forse perché troppo abituati proprio dalla propaganda leghista che solitamente li accomuna senza distinzione.

INSOMMA, UN ABISSO rispetto a quanto stava succedendo poche centinaia di metri più in là. Migliaia di persone che hanno sfilato per le vie cittadine per chiedere la fine di tutte le guerre e del massacro in corso in Medio Oriente. «Libertà subito per gli ostaggi prigionieri di Hamas, stop immediato al massacro di donne bambini e uomini da parte dell’esercito israeliano», si legge su alcuni volantini distribuiti durante il corteo. Il partito marxista leninista espone una scritta pro-Hamas, ma è l’unico.

A guidare la manifestazione ci sono i giovani palestinesi e le comunità nordafricane milanesi. Kefiah al collo e cartelli in mano, gridano la loro rabbia per quello che stanno subendo i loro fratelli. «Fermare subito il genocidio», «Free Palestine», «Stop war», si legge.

È stato anche un corteo rumoroso, a tratti rabbioso per quello che sta accadendo in Palestina, ma che, e a qualcuno non sarà piaciuto, non ha lasciato adito a interpretazioni faziose. Nonostante le provocazioni di Salvini che dal palco gridava: «Gli ultimi fascisti rimasti sono quelli che stanno sfilando per la città e che odiano Israele». Alla fine, la richiesta forte che arrivava dalla piazza era scritta chiaramente sulla bandiera palestinese che apriva il corteo: «Restiamo umani».