La Spagna arde, letteralmente. L’eccezionale ondata di calore che colpisce l’Europa sembra accanirsi soprattutto sulla penisola iberica.

L’Instituto de Salud Carlos III ha pubblicato un allarmante bilancio: in soli sei giorni, dal 10 al 15 luglio, nel paese sono morte 360 persone a causa delle alte temperature. Secondo l’Isciii il giorno peggiore, finora, è stato quello di venerdì con 123 decessi causati dalle temperature eccezionali che in alcuni territori hanno raggiunto i 45 gradi. Tra le vittime si conta anche un lavoratore delle pulizie del comune di Madrid, sessantenne, stroncato da un colpo di calore. I sindacati chiedono il rispetto delle norme che impongono di modulare gli orari di lavoro dei dipendenti, evitando le ore più calde almeno in settori come le costruzioni, le pulizie, la logistica o l’agricoltura, per limitare i malori ed l’aumento degli incidenti.

Purtroppo, però, il bilancio è destinato a crescere visto che per tutto il fine settimana la protezione civile ha proclamato l’allerta rossa o arancione in varie province, anche nel nord normalmente più fresco.

DA GIORNI, poi, decine di incendi (mentre scriviamo se ne contano 33) stanno mandando in fumo migliaia di ettari di vegetazione. Centinaia di pompieri e volontari, con l’utilizzo di mezzi aerei e di terra, cercano di domare le fiamme vicino a Cáceres, in Estremadura, e in ben 15 punti della Castilla y León. Qui i pompieri hanno denunciato la scarsità di mezzi e rifornimenti messi a disposizione dalla giunta regionale, ringraziando invece per l’assistenza gli abitanti delle zone interessate che – come a Salamanca – si sono mobilitati per rifornire d’acqua i vigili del fuoco assetati.
Nella sierra de Mijas (Malaga, Andalusia) le fiamme hanno costretto le autorità ad evacuare per sicurezza 3.000 persone. Particolarmente distruttivi sono stati tre incendi che hanno spazzato la provincia di Lugo, in Galizia, distruggendo 4.300 ettari di boschi.

IN ALCUNI CASI Leonardo Marcos, Direttore Generale della Protezione Civile, a supporto dei pompieri ha dovuto mobilitare le Unità Militari di Emergenza. Intervistato da El Pais si dimostra pessimista: «La tendenza non si fermerà, è l’ennesima dimostrazione del cambiamento climatico». I dati dell’European Forest Fire Information System della Commissione europea parlano chiaro: dal 1 gennaio a ieri nell’UE sono bruciati 346 mila ettari di boschi, il triplo rispetto alla media degli ultimi 16 anni.

Il Portogallo è reduce da una settimana di roghi in tutto il paese. Circa 1.400 effettivi hanno lavorato ieri all’estinzione delle fiamme nella regione di Porto, mentre il pilota di un aereo anfibio è morto in un incidente. La Protezione Civile di Lisbona informa che da gennaio il fuoco ha distrutto 38.000 ettari di vegetazione, più che durante tutto il 2021. Solo nel 2017 era andata peggio.

ANCHE LA FRANCIA è alle prese con l’ondata di calore e gli incendi. Nella Gironda le fiamme alimentate dal vento hanno divorato 10.000 ettari e obbligato a evacuare 12.000 persone. Nella valle del Rodano i roghi hanno distrutto 1300 ettari. Per domare le fiamme Parigi ha chiesto aiuto ai partner europei e alcuni Canadair sono arrivati addirittura da Atene, che pure nelle stesse ore lottava per spegnere un grande incendio a Creta. Numerosi dipartimenti francesi sono intanto in allerta arancione per la canicola il cui picco è previsto lunedì; le autorità hanno imposto il razionamento dell’acqua in varie regioni.

Anche Londra ha diramato l’allerta rossa fino a martedì: le temperature per la prima volta arriveranno a 40 gradi.