La pubblicazione della «Putin-list» è arrivata a Mosca come un uragano, mentre Putin era impegnato in una riunione con i suoi «grandi elettori» delle presidenziali di marzo.

A UN SUO COLLABORATORE che gli chiedeva se era dispiaciuto di non esser anche lui in lista, l’ha buttata sul faceto: «È una vera disdetta» ha sentenziato. Ma al di là delle battute Putin non l’ha presa per nulla bene visto che sulla lista oltre a molti «oligarchi» sono finiti non solo il ministro degli esteri Sergey Lavrov e il primo ministro Dmitry Medvedev ma anche due eminenze grigie del Cremlino. Si tratta di uomini fidati del presidente già dai tempi di San Pietroburgo: Igor Secin di Rosneft e Alexey Miller di Gazprom. Così più tardi è dovuto tornare sulla querelle: «Si tratta sicuramente un atto ostile che complica la situazione già difficile in cui sono relazioni russo-americane e fa male, naturalmente, alle relazioni internazionali nel suo complesso» ha dichiarato Putin.

MA ABITUATO A REAGIRE a mente fredda, ha voluto mandare prima di tutto un messaggio ai preoccupati russi che già nel pomeriggio erano in coda nei cambia-valute dopo che il dollaro era iniziato a crescere contro il rublo sulla scorta della nuova pesante crisi in arrivo tra Usa-Russia. «Noi russi dobbiamo pensare a noi stessi – ha detto il capo del Cremlino – a impegnarci per la nostra economia, la nostra agricoltura, a sostenere le nostre esportazioni, la nostra scuola, la nostra sanità e la nostra difesa» ha sostenuto. E poi ha ruggito: «Sappiano gli Usa che è una perdita di tempo fare elenchi, minacciare, spaventare o cercare di frenare il nostro sviluppo». Concludendo con un motto russo che tradotto potrebbe essere una variante di quello dantesco: «Segui il tuo corso e lascia abbaiare gli americani».

Parole più nette invece quelle di Dmitry Medvedev che ha garantito «che i poteri russi a tutti livelli reagiranno a questo attacco». Quali?

MEDVEDEV non ha voluto fare anticipazioni: «Sarà adeguata all’attacco ricevuto». E ha aggiunto una nota laconica: «Se parliamo della dimensione morale, credo che la pubblicazione di questi elenchi avvelenano i nostri rapporti e nulla sarà più come prima». Se un prima c’è mai stato, verrebbe da dire. Tra le molteplici prese di posizione di particolare rilievo quella del vice primo ministro russo Dmitry Rogozyn che mette in luce quale sia la posta in gioco e quale livello lo scontro russo-americano abbia ormai raggiunto.

SECONDO IL VICE di Medvedev questa nuova lista sarebbe da mettere in diretta relazione con le quote di mercato dell’industria militare che la Russia starebbe sottraendo agli americani in giro per il mondo.

«Sono già state adottate tutte le misure necessarie per difendere l’esportazione di armi russe», ha voluto rassicurare Rogozyn. E ha accusato apertamente il governo di Washington di concorrenza sleale: «In relazione alla cooperazione tecnico-militare, presumiamo che gli Usa cercheranno di fare delle pressioni sui nostri paesi acquirenti e immaginiamo anche che nel fare ciò proporranno le loro armi al posto delle nostre… beh questa si chiama concorrenza sleale e anche delle peggiori».

Ma il vice ministro è comunque sicuro che anche su questo terreno la Russia ha in serbo «alcune misure per neutralizzare questa pressione». Rogozyn infine ha un avvertimento e un messaggio anche per l’Europa: «Gli americani stanno spingendo con forza le loro merci, privando gli europei della possibilità di vendere le loro in Russia. Che ne pensano a Bruxelles?»