Infermieri e medici erano stati enfaticamente nominati «eroi» nei primi mesi del lockdown per Covid nel 2020. Durante la pandemia sono morti in 4.114 sul lavoro. E oggi nella sanità italiana tutti i problemi restano, e sono peggiorati. Come se nulla fosse accaduto. Basta pensare ai precari: erano 38 mila prima della catastrofe, sono saliti a 47 mila dopo il primo anno dell’emergenza. Erano 54 mila a fine 2021, oggi sono 80 mila. Com’era prevedibile, l’emergenza è diventata la regola. E la regola si chiama contratti temporanei senza piano di assunzioni. Lo Stato sfrutta, la sanità non cura, il lavoro è invivibile. Le tre regole che rendono incivile, e ignobile, lo stato sociale in questo paese.

In piazza del Popolo a Roma ieri i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind hanno denunciato di nuovo la situazione nelle stesse ore in cui il governo Meloni si sta installando. «Ci sono 280 mila infermieri ma ne mancano almeno 70 mila, di cui 20 mila infermieri di famiglia – ha detto il segretario Nursind Andrea Bottega – Negli ultimi due anni si sono laureati più medici che infermieri ed in Italia abbiamo 1 medico per 1 infermiere e mezzo contro i 3 della media Ue. Eppure nonostante ci siano a bando 20 mila posti per infermieri, questo numero non viene coperto: proponiamo che non si facciano pagare le tasse universitarie per incentivare i giovani ad intraprendere questa professione e un supporto per gli studenti fuori sede». «Le premesse non sono buone – ha aggiunto Serena Sorrentino segretaria della Fp Cgil – Le priorità elencate dal neoministro Schillaci, parlano di mascherine e statistiche Covid su base settimanale, poi si fa riferimento ai medici di medicina generale, all’importanza delle telemedicina e al fascicolo sanitario elettronico. Manca però, la cosa più importante per il Servizio sanitario nazionale, il lavoro, cioè il rinnovo di tutti i contratti e anche quelli dimenticati da anni degli operatori delle Rsa, delle case di riposo, delle strutture residenziali assistite, del terzo settore. Il modello di aziendalizzazione va rivisto all’insegna dell’universalità nel sistema pubblico, evitando le diseguaglianze fra una regione e l’altra, tanto da far convivere 20 modelli diversi».

Otto sono le proposte avanzate al governo. Tra queste c’è la lotta alle esternalizzazione e maggiori risorse per il Fondo Sanitario Nazionale. «Negli ultimi 15 anni sono stati tagliati più di 35 miliardi – ha detto il segretario generale Cgil Maurizio Landini – abbiamo bisogno che questo governo aumenti strutturalmente la spesa sanitaria».