il manifesto


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il finanziamento pubblico

Le regole attuali (cosiddetta «riforma Lotti») sono in vigore dal 1 gennaio 2019.

Il sistema di contributi diretti (agli editori) viaggia su due «gambe». (le norme)

Prima «gamba»: il rimborso

Per i giornali nazionali, quelli più grandi come il manifesto, lo stato rimborsa il 35% delle spese effettivamente sostenute, tracciabili e documentate per i costi di poche voci ben determinate dalla legge: carta, stampa, trasporti, distribuzione, personale assunto a tempo indeterminato secondo i contratti nazionali, abbonamenti alle agenzie.

Due terzi di tali costi, dunque, restano a carico degli editori, che ricevono il rimborso un anno dopo aver sostenuto le spese (la percentuale di rimborso aumenta per i giornali più piccoli). I costi sono verificati e certificati da società di revisione terze e indipendenti.

Seconda «gamba»: il contributo

Il contributo vero e proprio premia chi vende di più: 35 centesimi per ogni copia di carta (venduta in edicola o in abbonamento ) e 40 centesimi per ogni copia digitale venduta su web e app. Questi sono i valori per i giornali più grandi, tipo il manifesto. In ogni caso, tutte le copie – sia cartacee che digitali – sono certificate da società di revisione terze e indipendenti con controlli a campione su tre mesi di vendite e su piazza di vendita (in genere una provincia o un’area più grande).

È richiesta una percentuale minima di copie vendute rispetto a quelle distribuite, con l’esclusione delle vendite in blocco o tramite strillonaggio.

I beneficiari

La legge e lo stato non possono entrare nel merito dei contenuti pubblicati sui giornali, o sulla qualità dell’informazione che diffondono. Perciò questi contributi diretti vanno solo a testate con determinate caratteristiche formali: cooperative, fondazioni o enti morali non profit, giornali di minoranze linguistiche, dei consumatori, per non vedenti, per gli italiani all’estero, piccole e piccolissime testate non profit.

900 dipendenti e 80 milioni di copie

Tutti questi editori messi insieme impiegano direttamente circa 900 persone: 677 giornalisti più 190 poligrafici e 8 tecnici (tutti a tempo indeterminato e con contratti nazionali). Le copie vendute in edicola sono 71 milioni e in digitale oltre 9 milioni (dati ufficiali Dipartimento Editoria riferiti al 2017). (il pdf)

I contributi effettivamente erogati sono stati pari a 59 milioni di euro. Il contributo per ogni impresa in nessun caso può superare il 50% dei ricavi. Tutti i dati e i beneficiari sono resi noti ogni anno sul sito del Dipartimento editoria qui.

I tagli di Crimi

Il governo gialloverde (Conte-Di Maio-Salvini) ha deciso un taglio in tre tappe fino all’azzeramento. Dal 2024 è previsto un taglio del 20% sul contributo superiore alla soglia di 500mila euro (una sorta di franchigia), che sale al 50% di taglio l’anno successivo e al 75% l’anno ancora dopo. Fino alla totale abolizione dei contributi diretti.

Il manifesto come…