«Ultima chance», il nuovo accordo sulla Brexit includerà la possibilità di votare un emendamento per indire o meno un secondo referendum. Ieri Theresa May ha presentato i dettagli del nuovo accordo di separazione della Gran Bretagna dalla Ue, che verrà presentato oggi alla Camera dei Comuni e messo al voto a inizio giugno, con un contentino capestro per l’opposizione laburista.

La formulazione scelta dal governo prevede infatti che per arrivare a decidere se votare per un secondo referendum, i deputati debbano approvare il suo «nuovo» accordo. Quello vecchio è stato bocciato già tre volte. Se i Comuni voteranno contro il nuovo testo di fatto avranno votato anche per respingere la Brexit stessa, ha arringato May, «per questo in pratica i deputati dovranno scegliere fra la possibilità di un secondo referendum o il ritorno a elezioni generali», in caso di sconfitta. Il deal con la nuova formulazione in dieci punti dovrebbe prevedere anche l’ampliamento (sia pur per ora provvisorio) dei tempi di un legame doganale con l’Ue (sarà il parlamento a pronunciarsi) con l’introduzione dell’obbligo legale per il governo di cercare un’alternativa alla soluzione di backstop sul confine fra le due Irlande entro il dicembre 2020 in modo che il backstop non sia mai attivato. Si assicura inoltre che gli standard dei lavoratori e per la tutela dell’ambiente saranno uguali «se non migliori» di quelli europei. Ma il Labour non ci casca e bolla le proposte di May come «una rimasticatura di quanto già discusso, non vedo come possano passare in parlamento», ha commentato Corbyn.

Le «aperture» della premier hanno fatto volare la sterlina fino a 1.2816 dollari, ma la Brexit con tutte le sue incertezze continua a macinare vittime. Ultimo il crack delle catene Italian, Barbecoa e Fifteen del celebrity-chef della tv Jamie Oliver, un piccolo impero formato da 25 ristoranti e 1.300 lavoratori, che da ieri è in amministrazione controllata. E rischia la bancarotta anche British Steel, secondo produttore britannico dell’acciaio, 5.000 i posti di lavoro in ballo, che deve fronteggiare un buco da 75 milioni di sterline.