A tre settimane alla data cruciale, il prossimo 8 giugno, e a pochi giorni dalla pubblicazione, la settimana scorsa, dei rispettivi programmi elettorali, il New Old Labour di Jeremy Corbyn continua a rosicchiare punti ai conservatori.

I sondaggi confermano che il distacco fra i due partiti si è ridotto di circa nove punti, in una sola settimana, con il Telegraph che pone il Labour al 33.1% e i conservatori al 45,8%. Sempre troppi, ma dimezzati rispetto agli oltre venti di circa un mese fa.

Ad accorciare le distanze è stata la pubblicazione dei rispettivi programmi elettorali, in cui Corbyn ha sfoderato un manifesto irto di nazionalizzazioni e sussidi degno di Harold Wilson, mentre Theresa May ha optato per un ritorno all’immagine di nasty party, il partito malvagio, su cui lei stessa aveva ammonito i colleghi durante un congresso ormai quindici anni fa.

In questo senso va senz’altro letta la proposta di far pagare agli anziani affetti da demenza le proprie spese assistenziali qualora abbiano risparmi superiori alle centomila sterline (circa 116mila euro), cosa che li obbligherebbe a vendere la propria casa. Se vogliono mantenerla, i pagamenti potranno essere posticipati, con agio e umanità, a dopo il decesso. Già la chiamano «tassa sulla morte» o «sulla demenza», un balzello crudele in perfetto stile Thatcher: ma nel Theresa’s Team sanno perfettamente che è uno dei pochi argomenti in cui l’associazione con la ferrea signora è a rischio tossicità: dopotutto, fu proprio l’odiata poll tax a farla cadere, nel 1990.

Per questo May si è affrettata a fare un’umiliante marcia indietro ieri mattina, pur negando ostinatamente che lo fosse. Il suo governo stabilirà un tetto massimo ai costi sostenuti dagli anziani per la propria assistenza, ha detto, ma senza entrare nei dettagli. Tanta comoda vaghezza è dovuta anche al fatto che i tories, contrariamente ai laburisti, non hanno pubblicato nel loro documento programmatico i costi delle politiche che intendono applicare. Ciò permette agli strateghi della comunicazione laburista di ritorcere una volta per tutte l’accusa di incompetenza economica su cui i conservatori hanno costruito l’enorme vantaggio sul Labour.

In un paese dove la gestione dell’economia è percepita come fattore largamente prioritario nella scelta del partito di governo, così come la solidità della leadership, tutti questi scomposti andirivieni sul programma sono deleteri. Fanno apparire quella di May sempre meno strong and stable.

Intanto ieri Caroline Lucas ha presentato il programma elettorale dei verdi: settimana lavorativa di quattro giorni, reddito di cittadinanza e un tetto agli affitti rendono il documento affine a quello laburista quanto a politiche sociali. A distinguerlo, la posizione nettamente antinuclearista, anti-Trident e anti-Brexit.