Anche se Renzi e Padoan fanno finta di niente, la notizia è pessima e soprattutto inattesa. Il via libera della commissione Ue alla legge di stabilità c’è soltanto a metà: l’Italia resta una sorvegliata speciale. Di fatto il verdetto europeo sulla manovra di Renzi suona come un chiaro: «Rimandato ad aprile». In quel mese infatti, dopo aver vagliato il programma di stabilità, la commissione deciderà se concedere o meno la flessibilità invocata dall’Italia. Gli occhiuti esaminatori baseranno la loro scelta, dice il testo licenziato ieri dalla commissione, valutando «se le deviazioni richieste sono effettivamente usate per aumentare gli investimenti» e sull’esistenza o meno «di un credibile piano di aggiustamento».
L’Italia aveva chiesto di applicare la flessibilità, oltre che sul capitolo investimenti, anche sui circa 3 miliardi considerati necessari per fronteggiare l’emergenza rifugiati. Il semaforo verde non è arrivato, ma neppure quello rosso, ed è già un conforto per palazzo Chigi, dal momento che il commissario Moscovici ha sottolineato che la richiesta è in parte ammissibile, solo per l’Italia, in virtù delle sue riforme «importanti e di qualità». In parte, l’Europa ricompensa dunque il premier italiano per aver varato la riforma istituzionale invocata: quella che restringe i margini di democrazia effettiva a favore di una concentrazione dei poteri nelle mani dell’esecutivo. Ma non al punto di allentare il controllo sui conti della penisola.
Nel complesso, il tono del documento è severo. Parla senza mezzi termini del «rischio di deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine nel 2016». Avverte che la commissione continuerà a monitorare da vicino i conti italiani. Si scaglia contro la vera bestia nera, l’eliminazione della Tasi che appare «non in linea con l’obiettivo di avere una struttura dell’imposizione più efficiente».

«Questa riserva – commenta Maurizio Landini – conferma che Renzi è completamente inserito negli stessi vincoli di Monti e Letta». La minoranza Pd, per bocca di Fornaro, legge nei dubbi della commissione Ue «la conferma della fondatezza delle nostre critiche». Le quali non toccano però il ministro Padoan, che vede il bicchiere mezzo pieno: «L’esecutivo europeo riconosce che, anche grazie alle politiche del governo, la ripresa accelera nel prossimo anno». Poi respinge ogni appunto: «Il bilancio 2016 è stato costruito in modo coerente con il Patto di stabilità». Fino alla primavera tanto ha da bastare.
Perché sul fronte della Tasi, che Renzi considera vitale per l’esito delle elezioni amministrative, il governo non intende recedere di un millimetro. Ieri, anzi, è stato approvato dalla commissione Bilancio del Senato un emendamento delle relatrici che estende la detassazione al comodato d’uso concesso a figli o genitori, purché il proprietario possegga solo quella casa in Italia e figuri come residente nella medesima nell’anno precedente. Sulla carta è solo un’estensione dell’abolizione della Tasi a chi, pur proprietario di una casa, abita in un’altra, purché l’abitazione di proprietà sia lasciata a un figlio o a un genitore. Ma è probabile che l’estensione apra la strada a trucchi e sotterfugi di ogni genere per aggirare la tassa.
Un altro capitolo incandescente della legge è rappresentato dalle misure in favore del Sud, o più precisamente dall’assenza di qualsiasi vera misura del genere. Al momento non si va oltre un leggero aumento della decontribuzione per chi assume, investe o acquista nuovi macchinari. Sono in discussione altre norme, ma per ora non se ne fa niente. Verranno introdotte, come le nuove misure sulla sicurezza, alla Camera. Partita chiusa sul canone Rai: sarà inserito nella bolletta della luce diviso in 10 rate, da gennaio a ottobre.
La legge arriverà in aula giovedì prossimo, e procederà a passo di carica. Il voto finale è previsto per sabato. In mezzo c’è un solo possibile incidente di percorso, sull’aumento a 3000 euro del tetto di contante. Non che la cosa preoccupi palazzo Chigi. Il ricorso al voto di fiducia è già pronto.