Alla fine, come previsto, ha vinto la linea moderata e attendista della Cisl. La mobilitazione dei sindacati contro la manovra del governo sarà lunga ma – al momento – non prevede scioperi, ancor meno quello «sciopero generale» che ormai è strumento obsoleto per i confederali: l’ultimo con Cgil, Cisl e Uil unite fu a novembre 2013 contro l’allora governo guidato dall’attuale segretario del Pd Enrico Letta – con maggioranza simile a quella del governo Draghi ma senza la Lega – suddiviso regionalmente su 5 giorni, mentre si ricordano ancora le sole 3 ore fatte il 12 dicembre del 2011 dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero.

Proprio le pensioni rimangono il centro della protesta sindacale sebbene la nota diramata ieri da Cgil, Cisl e Uil dopo l’incontro via Skype fra Landini, Sbarra e Bombardieri parli anche di «investimenti, lavoro pubblico e privato, creazione di nuova occupazione, protezioni sociali, fisco», citando le proposte «presentate al governo in questi mesi e nell’incontro del 26 ottobre alla presidenza del Consiglio».

Nel comunicato unitario si specifica che «Cgil, Cisl e Uil avviano un percorso di mobilitazione con assemblee sui posti di lavoro, iniziative e manifestazioni regionali». Sotto la spinta dei più battaglieri Landini e Bombardieri, la nota specifica che una rimodulazione della «mobilitazione lunga» è possibile. «Le iniziative si svolgeranno a partire dal deposito della legge di stabilità in parlamento e avranno momenti di verifica entro il mese di novembre per rafforzare e ricalibrare se necessario le iniziative di mobilitazione, non escludendo iniziative nazionali», senza dimenticare gli appuntamenti già fissati: la manifestazione nazionale degli edili sabato 13 novembre e quella dei pensionati con gli attivi unitari di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp sempre a Roma mercoledì 17, entrambe a Roma.

Cgil, Cisl e Uil dunque puntano a modifiche in parlamento, ma visto che le cifre della manora sono intoccabili, è impossibile pensare a grandi stravolgimenti, men che meno sulle pensioni. La promessa di «dialogo fra qualche settimana» aprendo alla «flessibilità in uscita» fatta da Draghi venerdì si potrà declinare quasi certamente solo a manovra approvata e quindi nel 2022. La premessa fatta dal premier sul «ritorno al contributivo» è una mistificazione – il contributivo c’è dalla riforma Dini del 1995 – che viene criticata dai sindacati. Insomma, il dialogo partirà fra almeno due mesi ed è già in salita.

Giovedì era stata il comitato centrale della Fiom ad anticipare invece un pacchetto di 8 ore di sciopero «in attesa della decsione delle confederazioni». Le polemiche sulla «fuga in avanti» erano state lenite dall’incontro con le segreterie di Fim Cisl e Uilm che venerdì aveva portato alla proclamazione dello sciopero unitario per Ilva e Piombino per mercoledì 10 novembre con manifestazione a Roma. Vedremo ora cosa deciderà la Fiom: difficile che lo sciopero nelle due acciaierie possa bastare.