La legge di Bilancio più ingarbugliata di sempre continua a riservare sorprese, tagliando i tempi già brevissimi per l’esame parlamentare. Dopo aver terminato il giro di incontri con i partiti, Draghi ha deciso di convocare per oggi pomeriggio alle 17,30 i sindacati a un tavolo con la promessa di un via al confronto sulle pensioni prossima settimana.

La minaccia di una «mobilitazione intensificata» da parte di Cgil, Cisl e Uil dopo l’incontro «negativo» di lunedì sera con il ministro Daniele Franco ha convinto il premier a un nuovo passaggio in sala Verde, la storica sede della concertazione a palazzo Chigi.

LA COPERTA DELLA LEGGE di bilancio viene tirata ogni giorno da una parte – richieste da destra di flat tax e riduzione del Reddito di cittadinanza – e dell’altra – M5s che chiede più fondi per il bonus edilizio – ma l’unico punto fermo nella maggioranza (seppur non ancora depositato come emendamento del governo) è proprio la destinazione del bonus fiscale da 8 miliardi – 7 di taglio all’Irpef con la riduzione a quattro scaglioni e uno di Irap per le imprese individuali, partite Iva e start up – che i sindacati contestano perché non dà risposte ai redditi bassi e anzi favorisce chi ha oltre 40 mila euro annui. Molto difficile dunque che Draghi decida di cambiarlo; più probabile che definisca meglio il capitolo «detrazioni» per andare incontro a Cgil, Cisl e Uil riducendo il carico fiscale sui redditi sotto i 25 euro.

SULL’ALTRO ALTO, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi continua a chiedere di aumentare lo sconto fiscale almeno a 13 miliardi. E allora il coniglio dal cilindro che potrebbe tirare fuori Draghi è quello di nuovo intervento di decontribuzione, una tantum, nel 2022. Un taglio del cuneo contributivo è una richiesta gradita a Confindustria che potrebbe però essere a favore dei soli lavoratori dipendenti.
Insieme all’annunciato nuovo stanziamento per mitigare il caro bollette, lo spazio per le modifiche parlamentari è sulla carta limitato a 600 milioni, ma è comparso un «tesoretto» di circa un miliardo dal minor costo del taglio Irpef e Irap nel 2022 e secondo fonti governative ci sarebbero margini ulteriori grazie al deficit già autorizzato dal Parlamento. Ora si studieranno le opzioni tecniche.
Il fronte sindacale intanto è in subbuglio. Se Cgil e Uil sono convinte che vada dato un segnale al governo – nelle segreterie di ieri, se non fosse arrivata la convocazione di Draghi qualche affondo sarebbe arrivato – la Cisl è come al solito più prudente. Ma è tra i metalmeccanici che le divisioni iniziano a emergere platealmente, non senza sorprese.

LE CRITICHE ESPLICITE della Fim Cisl alla «fuga in avanti» della Fiom che già due settimane fa aveva dichiarato otto ore di sciopero, ribadite ieri in un comunicato che sosteneva come «chi dichiara uno sciopero separato divide i metalmeccanici e Cgil, Cisl e Uil indebolisce la mobilitazione unitaria» si sono infrante rispetto alla decisione della Uilm. Il sindacato guidato da Rocco Palombella ieri ha deciso di seguire la Fiom in Emilia-Romagna: «sciopero generale venerdì’ 10 dicembre di 8 ore contro «un governo sordo alle ragioni del lavoro» per «dare forza alle richieste di Cgil, Cisl e Uil» – le stesse parole usate dalla Fim Cisl usate con significato opposto.

LA DIVISIONE nei metalmeccanici ieri c’è stata nuovamente anche sul fronte Stellantis: come avvenuto già nel caso della chiusura della ex Bertone di Grugliasco, qui la Fiom nel contestare le decisioni dell’azienda mentre più morbide sono Fim Cisl e Uilm, assieme a Ugl, Fismic e Agenquadri sul personale tecnico a Torino che hanno firmato l’accordo con l’azienda a differenza dei metallurgici della Cgil che contestano «310 uscite volontarie», riproponendo le divisioni dell’era Marchionne.

Ieri intanto è arrivato anche il voto sul decreto Fiscale. Dopo una maratona notturna, è atteso ora dalla fiducia in Senato. Se il via libera alla possibilità di cumulare l’assegno di invalidità – prima cancellato – con un reddito da lavoro fino a 4.931,29 euro tutti i partiti e i sindacati festeggiano, critiche arrivano per la nuova scadenza, il 30 settembre 2022, per l’utilizzo da parte delle aziende di lavoratori in somministrazione assunti a tempo indeterminato dalle Agenzie per il lavoro. «La cosa è incomprensibile e inaccettabile: mette a rischio la continuità occupazionale di circa 100mila lavoratori, sostituiti da altri 100mila a termine», denuncia il Nidil Cgil.