Ci sono incipit famosissimi nella letteratura mondiale, da «Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno» di manzoniana memoria a quello con cui si apre Moby Dick, «Chiamatemi Ismaele». È davvero difficile, però, trovarne uno fulminante che, per di più, si sviluppa lungo ben tre capitoli: Capitolo 1 «Brutta», 2 «Testa», 3 «Di cazzo». Dal che si può dedurre, innanzitutto, che l’autore abbia un proprio stile di scrittura, a dir poco molto personale. E poi che, probabilmente, il libro è molto divertente. Il testo in questione è Lei di Nicolò Targhetta (BeccoGiallo editore, pp. 256, euro 17). L’autore è un blogger atipico – usa testi lunghi e senza immagini – ma è molto seguito e ha già pubblicato una raccolta di storie, da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale che ha sempre fatto il tutto esaurito. Questo è il suo primo romanzo e si può dire subito che si tratta di un romanzo davvero riuscito.

LA TRAMA È SEMPLICE, la protagonista, la lei del titolo, è una trentenne che si trova all’improvviso a perdere fidanzato, casa e lavoro. Deve, quindi, ricostruire da capo tutta la sua vita. Tra incontri, relazioni, colloqui di lavoro e piccole avventure quotidiane, riuscirà ad attraversare il cambiamento, ritrovandosi diversa, in grado anche di rapportarsi con il vuoto, o meglio Vuoto, con la maiuscola. Con lui, come con tante altre cose, oggetti, fototessere di lei adolescente, barbe, ci entra in contatto, ci parla, ci discute. Emergono a pieno titolo come personaggi, anche importanti, all’interno della storia. Così come vengono spesso raccontate, quasi come se fossero effettivamente avvenute, le reazioni, spesso violente, che la protagonista vorrebbe avere in risposta a determinate situazioni. Il tutto conferisce alla storia un clima impalpabile e surreale inconsueto e particolare.

IL ROMANZO si rivela originale per lo stile della scrittura, la lingua usata, la struttura, Nicolò Targhetta ha un suo tono di voce, estremamente personale e immediatamente riconoscibile. Il libro, poi, è ironico, leggero ma non banale. Riesce a far emergere conflitti, drammi, malinconie senza alcun patetismo ma anche con tutta la loro forza, senza ridimensionamenti. E l’autore utilizza spesso il sarcasmo e la satira nei confronti di vari personaggi e aspetti della vita contemporanea. «Lei» sembra appartenere a pieno titolo a quella linea di tendenza, da sempre minoritaria all’interno della letteratura italiana, caratterizzata dal divertimento e dall’ironia, coniugate sempre a una spiccata originalità di scrittura e a elementi di critica della società contemporanea, e che vede oggi come principali esponenti scrittori quali Ugo Cornia o Aldo Nove. Nel caso di Nicolò Targhetta bisogna aggiungere come referente anche una robusta componente di surrealismo, un po’ alla Alice nel paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, citato probabilmente non a caso in esergo al libro.