Rivolgiamo questo nostro ragionamento sia a quanti fino al 7 febbraio, seguendo le proprie convinzioni, hanno partecipato alle primarie votando per Balzani, Maiorino o Iannetta sia a quanti con altrettanta convinzione pur collocandosi nell’ambito della sinistra non vi hanno partecipato, sia a quanti sono orientati per il movimento 5 Stelle.

A tutti chiediamo di guardare prioritariamente al bene e al futuro della nostra città: Milano. Se ci poniamo in questa prospettiva, siamo certi che, pur partendo da storie politiche diverse, giungeremmo ad una convinzione che ci accomuna sul significato che la vittoria di Sala assumerebbe al di là della sua persona, per la storia della città. Sarebbe una ferita profonda, un ritorno indietro rispetto al sogno aperto dal voto del 2011 e conquistato con un moto formidabile di speranza e di partecipazione.

Riprenderebbero fiato (possiamo non vederne le avvisaglie nel ricomparire fra i sostenitori del dott. Sala accanto a molte persone ovviamente per bene, di vecchi protagonisti degli anni 80/90?) gli eredi delle stesse filiere di potere a cavallo tra politica ed affari sia a sinistra, sia al centro, sia a destra. Riterrebbero di poter tornare a scorrazzare i comitati d’affari trasversali attraverso il consociativismo politico, l’assalto al territorio, l’appropriazione dei beni comuni in mani ristrette nella forma delle cosiddette privatizzazioni. Assisteremmo, in forme nuove, non a caso sperimentate nei grandi eventi e nei Lavori Expo, ad un ritorno a pratiche nelle quali le linee di demarcazione tra politica, partiti, affari e istituzioni, diventano labili e si intrecciano soffocando democrazia, rispetto delle regole e diritti. Pratiche nelle quali non c’è posto – se non a parole – per diritti, giustizia sociale, casa lavoro, cultura per tutti, ambiente, perché quel che conta sono solo le grandi opere, gli appalti, i denari e coloro che ne hanno molti. Tutti lo ricordiamo: nel 2011 votammo non solo una persona e nemmeno una coalizione. Votammo per liberare definitivamente la città da anni di mala amministrazione, dalle pratiche malsane dei disvalori dei governi di centro destra.

Siamo convinti che tale aspirazione fosse allora e lo sia ancor più oggi, anche nel voto 5 Stelle. Perché dovremmo oggi arretrare? Nel 2011 qualunque fosse stato il vincitore delle primarie avrebbe rappresentato un passo avanti, ed avrebbe avuto l’appoggio di tutti. Ma oggi? La nostra convinzione è che moltissimi degli elettori che voterebbero volentieri un candidato che prosegua, migliorando, il sogno della liberazione del 2011 non voteranno mai per Sala sindaco. L’aver votato alle primarie, con sincera generosità per tentare di far vincere un altro candidato ed evitare il rischio di avere come riferimento l’ex direttore generale della giunta Moratti, non può essere una condanna senza appello. La lealtà non può essere quella tutto formale di un impegno a votare comunque anche per chi non raccoglie la tua fiducia, piuttosto che una lealtà reale alta, nobile e positiva di fare la scelta migliore per la tua città, i tuoi concittadini, il bene comune.

All’indomani del 7 febbraio questo è il punto. Saprà la politica, tutti ed ognuno con il proprio grado di responsabilità, fare una proposta forte, generosa, disinteressata? La sentenza non è poi così ardua e non spetta ai posteri, la scelta spetta a noi, oggi, sinistra e 5 stelle. Il sentire diffuso «Ma con Sala No» non resti una testimonianza ininfluente. Per una volta si può essere ambiziosi e cercare di vincere. La scelta è semplice: se vi è il pericolo di tornare indietro, di tempi bui, allora si mettano insieme quelli che non lo vogliono. Sia la Milano liberata da difendere, al di sopra di ogni altra questione e si operi per questo. Si dirà: è tardi. Noi rispondiamo non è mai troppo tardi per una causa così importante e così giusta.