Avrà ripercussioni anche in italia e in Europa la sentenza della California, che ha condannato la Monsanto a pagare quasi 290 milioni di dollari per non aver avvertito che il suo diserbante a base di glifosato poteva causare il tumore. «L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha catalogato il glifosato come un “probabile cancerogeno” per l’uomo – ha commentato il vicepremier, Luigi Di Maio -. Questa sentenza ci dà tristemente ragione». E ancora, riferendosi al trattato di libero cambio con il Canada: «Dobbiamo combattere l’invasione sul nostro mercato di questa sostanza, una minaccia che si concretizza con mostruosi accordi commerciali sottoscritti in nome del profitto. La salute e il principio di precauzione sono il faro della nostra azione di governo».

IN ITALIA è parzialmente vietato l’uso del glifosato. Dal 2016 non si può impiegare nelle aree frequentate dalla popolazione o da «gruppi vulnerabili» cioè in parchi campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie. Neppure si può usare nella preraccolta, per uniformare l’essicazione dei cereali. Ma si utilizza ancora nei vigneti, oliveti, frutteti e nell’agrioltura conservativa. «L’Italia – sottolinea Coldiretti – deve fare in modo che le misure precauzionali riguardino anche l’ingresso di prodotti stranieri trattati con modalità vietate nella penisola». L’associazione fornisce i dati: «Su frutta, ortaggi, cereali, olio, vino, baby food e altri prodotti, solo lo 0,4% è risultato superiore ai limiti massimi ammessi per residui chimici mentre sui prodotti all’importazione la percentuale di irregolarità sale al 3,2%». Da noi, secondo Coldiretti, c’è l’agricoltura più green d’Europa con la leadership nel biologico (72mila operatori), lo stop agli Ogm, 40mila aziende impegnare nel custodire semi o piante a rischio estinzione, 415 vini Doc/Docg e 295 specialità a denominazione protetta.

L’ALLARME in Italia è però giustificato dai dati diffusi dall’Ispra: «Nel 2015-2016 nelle nostre acque sono stati trovati 259 pesticidi e il glifosato è l’erbicida con il maggior numero di superamenti». Quando è cominciata la battaglia per mettere al bando in Europa il diserbante brevettato Monsanto, 45 associazioni in Italia si sono riunite per aderire alla coalizione StopGlifosato. In cinque settimane vennero raccolte oltre mezzo milione di firme: «Nel 2022 scade l’attuale autorizzazione – spiega la portavoce italiana, Mariagrazia Mammuccini – ma, alla luce della sentenza in California, abbiamo intenzione di riprendere la battaglia. Molte aziende in Italia sfruttano i fondi europei per acquistare il glifosato, chiediamo al governo di impedirne il finanziamento e, soprattutto, la messa al bando totale».

IN EUROPA l’erbicida resta sorvegliato speciale. Nel 2017 era a un passo dall’essere bandito e, invece, a fine novembre arriva il rinnovo all’uso ma per 5 anziché 15 anni. Capofila del No Italia e Francia (che ne ha vietato l’uso entro 3 anni) ma il voto favorevole arriva lo stesso grazie alla Germania, che cambia posizione sul filo di lana. A settembre 2016 il colosso tedesco Bayer aveva acquistato per 66 miliardi la Monsanto. Lo scorso febbraio il parlamento Ue ha istituito una commissione speciale per valutare «potenziali conflitti d’interesse e mancanze nella procedura di autorizzazione dei pesticidi». I lavori si concluderanno entro novembre. Sotto osservazione «il ruolo delle Agenzie» e della Commissione europea oltre a eventuali conflitti di interesse.

I DUBBI sull’imparzialità della decisione hanno ottime basi. Nel 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro aveva catalogato il glifosato come «probabile cangerogeno», questo avrebbe dovuto portare alla messa al bando ma altre agenzie, come l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), lo hanno classificato come sicuro. A marzo 2017, grazie alla Corte Federale di San Francisco, divennero pubblici i Monsanto papers: nei documenti è emerso il ruolo delle agenzie nel favorire gli affari della multinazionale. Così a novembre 2017, quando arriva il via libera di Bruxelles, Greenpeace Italia commenta: «Nessuno può affermare con certezza che il glifosato sia sicuro, specie dopo lo scandalo del “copia incolla”, relativo a parti del rapporto dell’Efsa copiate dalla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione di Monsanto».