Alla fine, i sondaggi sono stati confermati solo a metà. Il Centrodestra di Nuova Democrazia vince le elezioni legislative greche con il 39,8% dei voti, ed ha la maggioranza assoluta dei seggi. La sinistra di Syriza, tuttavia, riesce a “reggere” e arriva al 31,5%. Chi profetizzava il disfacimento del partito di Alexis Tsipras è stato ampiamente smentito.

Tutti i commentatori concordano sul fatto che la politica ellenica ha un governo forte ed un’opposizione altrettanto solida. I socialisti del Movimento per il Cambiamento, che aspiravano a scalzare Syriza o quanto meno a eroderne fortemente la percentuale elettorale, si sono dovuti accontentare dell’8%.

Segue, con il 5,3%, il partito comunista ortodosso del Kke, mentre i nazionalisti di destra del nuovo partito Soluzione Greca, riescono a entrare in Parlamento con il 3,7%. Il capo del partito, Kyriàkos Velòpoulos, non esita a dichiarare che per fermare i migranti si devono costruire muri e creare campi minati.

Ma c’è grande soddisfazione per l’esclusione di Alba Dorata dalla vita politica parlamentare, che non ha superato lo sbarramento del 3%. «Ora mi aspetto che paghino anche per tutte le loro malefatte, a livello penale», ha dichiarato la giornalista e deputata comunista Liana Kanelli, aggredita fisicamente, in passato, dal neonazista Ilias Kassidiaris.

Il partito di Janis Varoufakis, MeRa 25, con il 3,4% prende nove deputati e l’ex ministro delle finanze dichiara che «questa forza sarà una piccola candela accesa per poter uscire dal buio».

Tsipras ha preso l’iniziativa di invitare Mitsotakis al palazzo del governo, ieri, per il passaggio delle consegne. Anche per marcare la differenza dall’atteggiamento della destra che, nel 2015, quando a lasciare fu Andònis Samaràs, decise di andare via dal Maximou prima dell’arrivo di Tsipras. Che, infatti, non trovò nessuno ad accoglierlo.

«La sconfitta è indubbia, ma chi pensava che sarebbe stata una debacle strategica, è stato ampiamente smentito», ha dichiarato il leader di Syriza. Nel corso del suo discorso il clima era carico di commozione, ma è apparso anche chiaro il convincimento che gran parte del popolo della sinistra greca non ha abbandonato il partito.

Secondo quanto filtra, ci potrebbe essere un congresso straordinario in autunno, senza che la leadership di Tsipras venga messa in discussione. Altra cosa è verificare quale sarà la linea da seguire nel prossimo futuro. Molti esponenti di Syriza, dopo le elezioni, hanno parlato di «centrosinistra» e di «forza di riferimento per tutto il mondo progressista». Si dovrà vedere, in sostanza, se il processo di avvicinamento ai socialisti europei continuerà, e con quali modalità.

Quanto ai socialisti greci, con i loro 22 deputati potrebbero collaborare con il governo Mitsotakis per l’elezione del presidente della Repubblica, all’inizio dell’anno prossimo, e anche per cambiare la legge elettorale. La presidente dei Movimento per il Cambiamento Fofi Jennimatà, d’altronde, già alla vigilia delle elezioni aveva suscitato un certo stupore, dichiarando che se Nuova Democrazia non avesse avuto la maggioranza per governare, i deputati socialisti avrebbero potuto fornire un appoggio esterno, «per non dover andare a nuove elezioni».

I rapporti, quindi, tra Syriza e parte del mondo socialista ellenico, rimangono abbastanza tesi. Fa eccezione l’ex primo ministro del Pasok Jorgos Papandreou, eletto deputato nel Peloponneso, il quale si è posto senza alcuna riserva a favore della collaborazione di tutte le forze progressiste.

Ieri è stata annunciata la lista dei ministri, 19, e dei vice ministri, 28. Solo 5 sono le donne. Ora, l’esecutivo è chiamato a governare e a dare seguito alle sue promesse. È da verificare come riuscirà a far calare le tasse, incrementare gli investimenti, ridiscutere le condizioni degli accordi con l’Europa e aumentare anche gli stipendi. Sono le parti sostanziali del suo programma, che ora, però, dovrà cercare di mettere in atto evitando lo scontro sociale che Syriza è riuscito a non provocare.

Per quel che riguarda la sicurezza, il profilo del governo vira decisamente verso la sua anima conservatrice. Sia per la decisione di riaprire le carceri di massima sicurezza, ma anche per quella di porre fine all’asilo di cui, dopo la dittatura, godono le università greche. La polizia, sinora, non poteva entrare. Mitsotakis ha deciso di cavalcare il malcontento per alcuni episodi di violenza e di spaccio che si sono verificati all’interno degli edifici universitari, ma Varoufakis ha già risposto che darà battaglia in parlamento.
Inoltre, il governo intende ricreare il gruppo di intervento rapido della polizia e far passare la gestione della carceri dal ministero della Giustizia a quello per l’ordine pubblico. Una mossa che, secondo alcuni osservatori, potrebbe scontrarsi con le leggi in vigore, visto che chi controlla la polizia non dovrebbe essere anche a capo degli istituti di pena.

I collaboratori di Mitsotakis insistono che entro Natale arriveranno le principali misure-chiave del nuovo esecutivo e che il suo orientamento sarà moderato. Ma è indubbio che all’interno di Nuova Democrazia convivono più anime, da quella centrista a quella librale, fino a quella chiaramente di destra, rappresentata da ex esponenti del partito nazionalista Laos. Sono stati anche loro ad opporsi all’accordo con Skopje, per il nome «Macedonia del Nord». Ma ora il centrodestra greco dichiara che saranno possibili solo «correzioni a margine».

Il principale banco di prova, comunque, sarà la coesione sociale che, con sforzi enormi, Syriza, alla fine, era riuscita a mantenere. Se Mitsotakis vuole governare questo paese provato da una lunga austerità e dai tanti sbagli dei creditori, è certo che dovrà tenersi lontano da troppe tentazioni neoliberiste.