La pressione internazionale su Madrid per il caso Puigdemont si fa sentire. Ieri il Comitato dei diritti umani dell’Onu ha accettato di studiare il ricorso dei legali dell’ex presidente catalano per la violazione dei suoi diritti politici da parte della Spagna. Una decisione che si aggiunge a quella analoga su Jordi Sánchez, candidato alla presidenza catalana in carcere a cui il giudice ha negato il diritto di partecipare alla propria sessione di investitura (che pertanto non ha mai avuto luogo).

Anche il tedesco der Spiegel, in un articolo intitolato «Puigdemont non è un traditore» sostiene che i reati più gravi attribuiti al politico catalano, ribellione e sedizione, sono sproporzionati. Il britannico The Times sotto il titolo «Ancora la Spagna» attacca il governo spagnolo per la gestione del conflitto. Mentre si esprimono dubbi sul fatto che i giudici tedeschi ravvedano gli estremi di violenza come previsto nel codice penale tedesco. Persino il pasdaran unionista El País scriveva ieri che la questione della violenza potrebbe essere uno scoglio per l’estradizione.

Per non perdere tempo, intanto, la giustizia sta investigando anche due mossos che accompagnavano Puigdemont in macchina (nel gruppo c’erano anche un impresario e uno storico). Il clima resta infuocato, le proteste a Barcellona non si placano: ieri sono rimaste bloccate alcune ore grandi arterie catalane, due autostrade e due vie di grande scorrimento a Barcellona.

Oggi si celebrerà una sessione plenaria del Parlament in cui gli indipendentisti cercheranno di dare qualche forma di legittimità politica all’ex president catalano e di chiedere la liberazione dei prigionieri che considerano politici, mentre Ciudadanos tornerà a chiedere le dimissioni di Roger Torrent, presidente del Parlament, secondo loro troppo schiacciato sulle posizioni degli indipendentisti.