Il suo Stato è letteralmente sopraffatto da contagi della variante Delta, ma il governatore della Florida, Ron DeSantis, è concentrato sulla lotta contro le norme anti-Covid. Prima ha emesso un’ordinanza vietando alle crociere di imporre l’obbligo vaccinale ai passeggeri.

Il divieto di prendere ragionevoli precauzioni nel settore più catastroficamente impattato – forse più di ogni altro – dalla pandemia, è stato combattuto in tribunale per diverse settimane prima che le navi potessero salpare con equipaggi ed ospiti vaccinati.

NON SAZIO, DESANTIS, che ha costruito le proprie ambizioni politiche sul sorpasso a destra dello stesso Trump, si è volto ad una nuova crociata, questa volta contro le scuole, impegnate a cercare di prevenire un nuovo disastro sanitario con l’imminente riapertura. De Santis ha emesso un decreto che vieta l’uso di mascherine, minacciando di licenziare funzionari e insegnanti che vi contravvenissero.

Gli fa eco in Texas il collega Greg Abbott che questa settimana ha minacciato di trascinare in tribunale ogni amministratore scolastico che osasse imporre l’obbligo delle mascherine nel proprio istituto, perché «la pandemia si combatte con la responsabilità individuale, non le imposizioni». Non casualmente gli ospedali sono stati ben presto sopraffatti dai ricoveri e costretti a chiedere agli Stati vicini di inviare personale in aiuto. A nulla sono valsi gli appelli e le petizioni di una categoria medica ridotta alla mortificazione.

D’ALTRA PARTE IN USA la crociata contro la «dittatura sanitaria» è stata cooptata dai nazional populisti sin dalle prime battute della pandemia, durante l’irresponsabile gestione attuata dall’allora presidente.

Oggi, nel paese che ha il record mondiale complessivo di casi e decessi, la refrattarietà che agevola la diffusione delle varianti, viene alimentata non solo dalla complottistica diffusa online, ma anche dalla propaganda negazionista quotidiana di diverse emittenti nazionali. E da una schiera di politici di destra ammantati dall’aria di «combattenti per la libertà». Gli effetti non sono sorprendenti.

I DATI MOSTRANO come i tassi di vaccinazione siano inversamente proporzionali all’orientamento politico dei singoli stati, con quelli repubblicani puntualmente più duramente colpiti dal virus. In Florida, Arizona, Texas e altri, soprattutto nel sud conservatore, una colpevole incompetenza si conferma pericolosa aggravante epidemiologica – la dimostrazione empirica di cosa comporti avere demagoghi al governo. Malgrado questo, la destra populista rivendica fieramente la «tutela delle minoranze» e delle «libertà individuali» singolarmente poco adattate ad un emergenza sanitaria collettiva.

La quarta ondata americana sta insomma precipitando in una guerra aperta fra autorità sanitarie in prima linea per minimizzare i danni e un esercito di demagoghi che incitano e abilitano le truppe di un immaginaria resistenza. I prevedibili effetti sono puntualmente arrivati (come arrivarono il 6 gennaio): picchetti di negazionisti che intralciano le operazioni dei pronti soccorso, assemblee scolastiche prese d’assalto da terrapiattisti che interrompono i lavori e minacciano insegnanti e funzionari. Il coronavirus definitivamente strumentalizzato in pomo della discordia dell’’ultima culture war utile a carburare livori e voti.

IL «MALGOVERNO SANITARIO» è comunque indice preoccupante della nuova volontà di alzare il livello di scontro e di aggressività nel perorare cause identitarie e sovraniste – rischiando se necessario le vite dei cittadini. I sondaggi confermano una sostanziale maggioranza a favore delle mascherine, ma si percepisce un salto ideologico di una destra meno preoccupata della maggioranza di quanto sia decisa a consolidare – e imporre – posizioni minoritarie (su aborto, porto d’armi, diritti civili, Lgbtq+) nel nome di una minoranza morale.

La serie di speciali dall’Ungheria, compresa intervista-elogio a Viktor Orbán, andate in onda la scorsa settimana sull’emittente «ufficiale» Fox di Rupert Murdoch, denotano inoltre l’avvicinamento a modelli di stampo esplicitamente autoritario. La loro instaurazione passa per l’inibizione del voto democratico – soprattutto delle minoranze.

SEMPRE IN TEXAS, Abbott ha presentato una legge elettorale in esattamente quest’ottica. Per sottrarre il quorum l’opposizione democratica ha lasciato da qualche settimana lo stato. Ieri Abbott ha emesso nei confronti di 52 parlamentari mandati di arresto.

La seconda ondata trumpista nuoce insomma gravemente alla salute degli Americani, ma potrebbe risultare letale per il futuro della democrazia liberale un paese sempre più frastagliato, in balia di una divisione che al momento, più di tutti, giova al Coronavirus.