Sono stati «riportati al sicuro» in Tunisia, 36 ivoriani bloccati in una zona militarizzata sul confine tra Libia e Tunisia da sabato scorso. Lo riferiscono l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) e un gruppo di ong. Una nota su Facebook che cita un «rappresentante della diaspora ivoriana» è firmata congiuntamente dalle organizzazioni Bergamo migrante antirazzista, Borderline Sicilia, Campagna LasciateCIEntrare, Caravana Abriendo Fronteras, Carovane Migranti, Dossier Libia, Europe Zarzis Afrique, Movimiento Migrante Mesoamericano, Progetto 20k, Progetto Melting Pot Europa, che in questi giorni hanno mantenuto alta l’attenzione sulla vicenda.

Dopo quello di Oim e Ong, ieri era arrivato anche l’appello delle Nazioni unite alle autorità tunisine per far chiarezza sulla situazione. «Il sistema delle Nazioni unite è in contatto con le autorità tunisine in merito a questa situazione e chiede il trasferimento di queste persone in un luogo sicuro in Tunisia il più presto possibile, conformemente ai principi di base dell’azione umanitaria. Il sistema delle Nazioni unite è a disposizione della Tunisia per sostenerlo di fronte a questa urgente situazione umanitaria e per aiutare a trovare soluzioni durature per questi migranti», ha scritto in un comunicato il sistema delle Nazioni unite in Tunisia. Nessuna dichiarazione ufficiale è però giunta fino a ieri sera dalle autorità tunisine.

Ieri intanto la Farnesina ha reso noto di aver finanziato un progetto per l’assistenza ai migranti in Tunisia del valore di tre milioni di euro del Fondo Africa, da attuarsi attraverso l’Oim. Tre gli obiettivi: mantenere e ampliare le soluzioni abitative a disposizione dei migranti provenienti dalla Libia, specie nel Sud del paese; rafforzare l’assistenza sanitaria di migranti e comunità locali; promuovere i rimpatri volontari assistiti e la reintegrazione dei tunisini già vittime di tratta.