“Alexa, spegnimi la Cina” – intimò Bond, rientrato a casa stanco dal lavoro. Potrebbe essere una scena del trecentesimo film di questa saga irritante ora che è emerso che i servizi segreti britannici MI5, MI6 e Gchq (ma anche il ministero della Difesa), hanno concluso un accordo per l’utilizzo della cloud del colosso digitale americano Amazon Web Services. A darne per primo la notizia è stato il Financial Times, che riporta il deal ammontare approssimativamente tra i 500 milioni e il miliardo di sterline per i prossimi dieci anni. La ministra dell’Interno Priti Patel è subito stata fatta oggetto di preoccupate interrogazioni parlamentari: perché il Consiglio di sicurezza nazionale non è stato avvertito di una decisione tanto delicata? Quali sono i rischi? E quali le possibili soluzioni in caso di un crash dei server di Bezos?

Il che autorizza un paio di perplessità. Prima di tutto, l’appena percepibile contraddizione di un governo ultranazionalista che mette i propri segreti nazionali in mano a un fornitore privato e soprattutto straniero, con tutti i rischi immaginabili. Il concetto di sovranità su cui hanno costruito tutta la cattedrale Brexit subisce qui una torsione spettacolare, dove il capitalismo globalizzato smaschera le patetiche velleità autocratiche su cui è stato costruito. Poi il fatto che il sopracitato colosso non paghi le tasse che dovrebbe e anzi, diventi il beneficiario di contratti inestimabili finanziati dai contribuenti del paese le cui tasse eludono beatamente.