Lo sprint finale del governo Sánchez punta sulle donne e sui giovani
Spagna Tra i decreti approvati, poco prima dello scioglimento anticipato delle camere, l’equiparazione progressiva dei permessi di paternità a quelli di maternità
Spagna Tra i decreti approvati, poco prima dello scioglimento anticipato delle camere, l’equiparazione progressiva dei permessi di paternità a quelli di maternità
A pochi giorni dallo scioglimento anticipato delle camere, il governo Sánchez recupera il profilo più di sinistra dei suoi primi giorni di mandato. Ieri sono stati approvati decreti in favore di donne e giovani, alcuni decisamente rivoluzionari. Non essendo riuscito a far approvare la sua finanziaria, Pedro Sánchez ha deciso di trasformare alcuni dei provvedimenti contenuti nel budget che aveva negoziato con Unidos Podemos, in decreti legge, per i quali ha già ottenuto l’ok di massima dei partiti che l’avevano portato al governo (tutti, eccetto Pp e Ciudadanos).
Entreranno in vigore appena pubblicati in Gazzetta e dovranno essere ratificati dalla “deputazione permanente”, il miniparlamento che gestisce gli affari correnti fino alla costituzione delle nuove camere.
Forse la principale e più significativa decisione è quella di equiparare i permessi di paternità a quelli di maternità progressivamente. Quest’anno quelli di paternità passano da 4 a 8 settimane, 12 l’anno prossimo e 16 (come le donne) nel 2020: saranno permessi personali e intrasferibili. L’obiettivo è azzerare le discriminazioni sul lavoro per le donne e obbligare gli uomini alla corresponsabilità nella crescita dei figli. Con un provvedimento sociale dall’alto valore simbolico e internazionale, analogo a quello del matrimonio ugualitario approvato da Zapatero nel 2005, la Spagna si allinea a solo una manciata di paesi al mondo. Ma non basta: il governo, a una settimana dall’8 marzo, oltre a tingere di viola i profili social istituzionali, ha approvato un altro importante decreto: le aziende con almeno 50 dipendenti saranno obbligate a rendere pubblici i salari di uomini e donne che svolgono lavori «uguali o di ugual valore» e dovranno giustificare per iscritto se la differenza supera il 25%. Tutte le imprese di più di 50 lavoratori (ora bisognava averne 150) dovranno avere piani di uguaglianza che, tra l’altro, dovranno contenere misure per la corresponsabilità e contro le aggressioni sessuali. Il decreto include inoltre altre misure di protezione contro la violenza di genere e contro i licenziamenti delle donne incinta.
In più il governo ha deciso di recuperare i contributi (che il Pp aveva abolito) per le persone che si prendono cura di un parente malato, quasi tutte donne.
Tra le altre misure sociali in via di approvazione anche il decreto sugli affitti bocciato due mesi fa e che ora il governo ha rieditato: stavolta negoziandolo con i partiti. Unidos podemos, anche se il testo non comprende il potere per i comuni di bloccare gli affitti, lo appoggerà perché contiene alcuni miglioramenti rispetto alla lassissima legislazione attuale, tra cui alcuni disincentivi per gli aumenti e l’allungamento della durata dei contratti. Infine, il governo ha approvato anche una norma che fissa il minimo salariale in 16.422 euro per i giovani dottorandi in un regolare contratto di lavoro (e non in “borse”).
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