Nei paesi Ue il vaccino Sputnik V non arriverà prima di giugno, dopo l’autorizzazione Ema: questa la previsione del fondo sovrano russo Rdif che detiene il brevetto. Ma intanto l’Italia si muove. L’8 marzo l’annuncio dell’accordo per la produzione dello Sputnik in Italia firmato da Rdif e dall’azienda farmaceutica italo-svizzera Adienne Pharma&Biotech, che utilizzerà due stabilimenti: uno in Lombardia, l’altro nel Centro Italia, pronti a fornire 10 milioni di dosi da luglio 2021 a gennaio 2022. Ieri un altro passo verso l’apertura al siero russo: «In attesa dell’Ema – ha annunciato il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti – tra qualche giorno ci sarà la firma dell’accordo di collaborazione scientifica tra lo Spallanzani di Roma e l’istituto Gamaleya di Mosca per valutare la copertura delle varianti da parte del vaccino Sputnik V. Questa è una buona notizia perché ci permette di fare un salto in avanti rispetto alla necessità di approvvigionamento dei vaccini».

IL PREMIER DRAGHI sul tema si è messo in scia alla Germania: se l’Ue non si muove gli stati faranno da soli. L’Italia ha già chiesto alla Commissione di procedere con il siero russo come con gli altri vaccini, stipulando un contratto di acquisto collettivo, una volta avuto l’ok dall’Ema. Martedì prossimo si terrà la tavola rotonda «Evoluzione della pandemia, vaccino russo Sputnik V, sue caratteristiche e prospettive di utilizzo». Tra i partecipanti, oltre alle rispettive rappresentanze diplomatiche e il mondo delle imprese, Daria Egorova (centro Gamaleya), l’infettivologo Massimo Galli, Francesco Vaia (direttore dello Spallanzani), Francesco Rocca (presidente della Croce rossa), Paolo D’Ancona (Istituto superiore di Sanità). L’interesse dell’Italia c’è al punto che il governo starebbe valutando di estendere la produzione alla fabbrica di ReiThera, di cui Invitalia possiede il 30%. In attesa che arrivi l’approvazione per il vaccino Curevac e Sputnik (ieri è partita a Caserta la fase 2/3 dell’italiano ReiThera), bisogna andare avanti con Astrazeneca che però ha rimandato il carico dei questa settimana al prossimo 24 marzo, quando promette di consegnare 279mila dosi.

IN LOMBARDIA lo stop di Astrazaneca a inizio settimana ha provocato, a valle, l’ennesima polemica: a causa di un errore di gestione sul sistema di Aria (la società della regione che gestisce le prenotazioni) ieri mattina l’hub vaccinale di Cremona si è ritrovato deserto. Invece dei 600 vaccinandi attesi, si sono presentati in 80 poiché non erano partiti gli sms con le convocazioni. Un problema enorme perché si rischiava di sprecare le dosi scongelate. L’Asst ha chiamato i sindaci dei comuni della zona per ottenere una lista di persone da contattare. Il tam tam ha però provocato resse e caos agli ingressi. Così l’Asst ha dovuto fare marcia indietro con un nuovo appello: «Non venite, aspettate di essere chiamati».

Il sistema di prenotazioni è andato in tilt anche a Monza e Como: il malfunzionamento di Aria ha causato un vuoto di centinaia di persone, per lo più del mondo della scuola. All’Asst locale erano pronte circa 700 dosi ma si sono presentati in 16. L’ospedale Sant’Anna di Como ha fatto ricorso agli elenchi degli aventi diritto: nel pomeriggio sono stati vaccinati in circa 300. A Monza invece erano previste 400 somministrazioni per il personale scolastico, per non sprecarle sono state utilizzate liste interne di asili, Protezione civile, volontari Auser e personale scolastico che si è presentato d’intesa con l’Ats e la direzione generale Welfare. Problemi simili anche a Varese. Il sindaco di Cremona: «Vogliamo spiegazioni». E il Pd lombardo: «Uno scandalo, l’ennesimo di una gestione regionale che grida vendetta».

NEL LAZIO invece si procede spediti, superate già le 780mila somministrazioni. Ieri mattina alla Cecchignola a Roma si sono vaccinati con l’Astrazeneca il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, e il commissario straordinario, Francesco Figliuolo. Un gesto simbolico per rassicurare la popolazione ma nessuno dei due rientra nella categoria a rischio: donne under 55.

L’OBIETTIVO resta 500mila immunizzati al giorno. I punti vaccinali sono aumentati del 25% ma non basta. La struttura commissariale ha scritto al Servizio 118 per coinvolgerli nelle vaccinazioni a domicilio dei fragili e dei non autosufficienti: «Serve un fronte d’arresto alla diffusione del virus concentrandosi su grandi hub accanto a uno sforzo più capillare di penetrazione sul territorio». Il presidente della Sis 118: «I nostri equipaggi rappresentano la migliore garanzia di sicurezza in caso di eventi avversi rilevanti».