Fisco? No, grazie. Materia troppo rovente per piazzarla sul tavolo del governo proprio alla vigilia delle elezioni. Tanto più che solo a sussurrare la parola «catasto» è scoppiata una mezza rivolta, con la destra pronta ad accatastare barricate. La delega fiscale è stata derubricata seduta stante dall’agenda della cabina di regia riunita ieri per preparare il cdm che stamattina licenzierà la Nadef. Se ne riparlerà dopo i ballottaggi e non sarà una passeggiata. «Le resistenze politiche sono fortissime e non sono particolarmente ottimista sul fatto che con la delega si facciano grandi passi avanti. Di certo ci sarà ma la traduzione in termini fiscali potrebbe essere considerata molto lenta», profetizza realistica la sottosegretaria all’Economia Guerra.

Sgombrato il campo dal solo vero scoglio, con le cifre della Nadef già decise e predeterminate, la cabina ha proceduto a passo di carica: meno di un’ora e ci si rivede domattina. Nessuna sorpresa per quanto riguarda le previsioni, unica novità, non del tutto inattesa neanche questa, la conferma del superbonus per tutto il 2022. L’impegno dovrebbe essere messo nero su bianco nel testo della Nota di aggiornamento al Def stamattina, poi la misura rientrerà nella manovra vera e propria, la legge di bilancio da definirsi entro il 20 ottobre. Lì le cose saranno molto meno facili: in ballo ci saranno non le cifre ma le scelte concrete su nodi politici difficilmente districabili. Come quota 100 o la revisione del Reddito di cittadinanza.

I numeri sono positivi, migliori del previsto, anche se vanno valutati tenendo conto che il punto di partenza era il fondo dell’abisso. Per quest’anno la crescita sarà del 6% per il prossimo si prevede invece il 4%: nel complesso quel 10% di crescita nel biennio che era già notoriamente l’obiettivo di Draghi.«Sono tassi di crescita molto elevati, anche più del previsto. Ma l’anno scorso avevamo perso 9 punti di Pil. Torniamo a malapena a dove saremmo stati senza Covid», puntualizza anche lui realistico il ministro dell’Economia Franco. La partenza è buona ma per ora è il rimbalzo. Per cantare vittoria bisogna che una crescita in quest’ordine di dimensioni diventi strutturale e quella è una battaglia ben più difficile.

Diminuisce anche il debito. Il disavanzo aveva toccato la punta dell’11,8%: scende al 9,5%. Secondo le previsioni, certamente rosee, del Cnel la picchiata dovrebbe proseguire nei prossimi due anni sino a riportare il deficit al 3,4% nel 2024. I conti confortanti, secondo quanto ipotizzato ieri, dovrebbero permettere di stanziare un punto di Pil per ulteriori sostegni all’economia in ciascuno dei prossimi anni: 18 miliardi per anno. Una mano santa per la strategia che mira a rendere stabile il tasso di crescita e che non può neppure contemplare in via ipotetica il ritorno a politiche restrittive. Cecilia Guerra lo dice del tutto chiaramente: «Ora abbiamo uno spazio in più per continuare a sostenere l’economia. Non siamo in condizioni di dover o voler perseguire politiche di rientro che sarebbero disastrose». L’incognita, in questo caso, è la posizione della Ue dopo il terremoto tedesco. Una ripresa anche parziale dell’austerità sarebbe la campana a morto per il progetto di rilancio dell’Italia non solo e non tanto dopo la crisi Covid ma soprattutto dopo trent’anni di stagnazione. Scholz, che è stato tra gli architetti del piano Ngeu, non dovrebbe piegarsi a tentazioni del genere, che nei Paesi del nord e nella stessa Germania sono presenti. Ma potrebbe dover fare i conti con i liberali, di parere opposto.

Da palazzo Chigi, comunque, arrivano per ora solo buone notizie. Dall’autorità per la regolazione dell’energia, invece, ne arriva una pessima. Nonostante l’intervento del governo e lo stanziamento di 3 miliardi per frenare l’aumento delle bollette, il rincaro ci sarà. Non tanto elevato quanto sarebbe stato senza quell’intervento ma sempre rilevante: aumento del 29,8% sulle bollette dell’elettricità e del 14,4% su quelle del gas. Un rincaro pesante per le famiglie ma la vera incognita è un’altra: se e quanto l’aumento delle bollette inciderà su quello dei prezzi delle merci. Sull’inflazione.