Secondo un rapporto pubblicato da Unhcr nel mese di maggio del 2015, si stima che sarebbero circa 25mila i Rohingya e i cittadini del Bangladesh imbarcati su barche di trafficanti tra gennaio e marzo di quest’anno. Si tratta di un numero che è doppio rispetto a quello dell’anno precedente. La provenienza dei Rohingya è varia, ma le loro origini per quanto discusse, fanno provenire i numeri più consistenti di profughi dal Myanmar.

I Rohingya sono infatti originari dello stato di Rakhine (noto anche come Arakan o Rohang in lingua Rohingya) nella ex Birmania. Esistono anche teorie che ritengono che siano immigrati musulmani originariamente abitanti il Bangladesh e che solo in seguito, si sarebbero spostati in Birmania durante il periodo del dominio britannico, ragione per cui il governo li considera come immigrati illegali bengalesi (e in questi giorni manifestazioni di buddisti hanno protestato, ancora, con la loro presenza, per quanto sempre più esigua).

Ai Rohingya non è concessa la cittadinanza birmana dal 1982 e secondo le ultime stime non dovrebbero esserne rimasti più di 800 mila. Le origini delle persecuzioni di cui sono vittime, dovrebbero farsi risalre al 1982, quando un rohingya venne accusato di avere violentato una donna birmana. Da quel momento i buddisti birmani cominciarono una persecuzione totale nei confronti della minoranza. Nel resto dell’Asia le cose non vanno meglio.

Negli ultimi giorni la questione dei Rohingya è tornata d’attualità proprio in seguito al peregrinare di alcuni di loro da una costa all’altra: dalla Malesia all’Indonesia, da lì alla Thailandia.