Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro sono i Paesi oggetto dei «piani di salvataggio» ad opera dell’Unione europea, attraverso la troika formata da Commissione europea, Bce e Fondo monetario. Risultato? «Le politiche di aggiustamento e le riforme strutturali nei quattro Paesi hanno condotto a drammatiche quote di disoccupazione, a una percentuale storica di posti di lavoro perduti, e a un peggioramento delle condizioni di lavoro». A dirlo nero su bianco è la Commissione lavoro e affari sociali del Parlamento europeo, che ha approvato ieri a larga maggioranza una risoluzione di bilancio dell’operato della troika.

Il rapporto passa ora all’esame dell’aula di Strasburgo, che dovrà votarlo a marzo: è possibile che alla fine dell’iter qualcosa cambi, ma il segnale lanciato ieri è molto chiaro. «La dimensione sociale dell’Europa è stata completamente ignorata dalla Troika, che ha agito come fosse un club di banchieri», ha dichiarato dopo il voto di ieri l’estensore del documento, il socialista spagnolo Alejandro Cercas. «Ora l’Europa deve dimostrare che si occupa non solo della salute finanziaria degli stati membri – ha aggiunto –, ma anche della vita quotidiana dei suoi cittadini». Salute finanziaria, peraltro, tutt’altro che raggiunta, come mostra ad esempio l’esplosione del debito pubblico greco.

Gli eurodeputati mettono in evidenza anche l’aumento della povertà, dovuto ai tagli imposti dalla troika nei settori dell’assistenza socio-sanitaria e delle pensioni, e l’incremento delle diseguaglianze figlio dell’austerità.
Oltre a ciò, la commissione lavoro dell’Europarlamento punta il dito contro violazioni delle stesse regole «costituzionali» europee, come l’articolo 178 del Trattato sul funzionamento Ue che riconosce agli stati «la responsabilità per la definizione della loro politica sanitaria e per l’organizzazione e la fornitura dei servizi sanitari e di assistenza medica». Tutto il contrario – dice la risoluzione approvata ieri – di quello che è realmente accaduto.

Un duro j’accuse che non risparmia nulla dell’operato della troika, da anni al centro delle critiche di movimenti sociali, partiti di sinistra e sindacati – la cui confederazione europea si mobiliterà il prossimo 4 aprile. Di diverso parere i conservatori del Partito popolare europeo, che hanno votato contro il documento: «La colpa dell’aumento della disoccupazione – hanno sostenuto – è dei socialisti, che hanno chiuso gli occhi di fronte al nascere della crisi, senza reagire prontamente». Il riferimento è agli ex premier di Grecia e Portogallo, Giorgos Papandreu e José Socrates, al governo nel cruciale biennio 2009-2011, sostituiti poi dai primi ministri conservatori Antonis Samaras e Pedro Passos Coelho attualmente in sella.

Insoddisfatti del documento approvato ieri, ma per ragioni opposte a quelle del Ppe, sono i rappresentanti della Gue, il gruppo della sinistra unitaria all’Eurocamera: a loro giudizio si doveva dire più chiaramente che la troika è illegittima. Per Francesco Martone di Sel, il voto del Parlamento europeo evidenzia «la necessità ormai irrinunciabile di mettere mano all’architettura istituzionale dell’Ue per costruire istituzioni politiche forti e democratiche, che siano il fondamento del progetto federale degli Stati Uniti d’Europa».