Non sono passati tre giorni dalla fine del Salone del libro di Torino, e già la home page della manifestazione accoglie i visitatori con un appuntamento alla prossima edizione («ci vediamo dal 15 al 19 maggio 2025!») e un ringraziamento moltiplicato per 222mila, tanti sono stati i lettori e le lettrici che – nel bene e nel male – hanno affollato i padiglioni del Lingotto la settimana scorsa. Di fronte a questa marcia trionfale che si ripete ogni anno, indipendentemente da chi è alla guida del Salone (come sembrano lontane le polemiche che hanno accompagnato il faticoso passaggio di consegne da Nicola Lagioia a Annalena Benini!), gli immancabili scettici non riescono a trattenere un dubbio: fino a quando? Fino a quando, cioè, la lettura, e in particolare il libro come oggetto fisico, continueranno ad avere questo potere attrattivo?

I segnali negativi non mancano, e non solo in Italia. Per citarne uno solo, la Corea del Sud, che aveva una tradizione forte in questo campo e che tuttora investe moltissimo nell’istruzione, ha registrato negli ultimi anni un calo impressionante di lettori: nel 1994 i sudcoreani che dichiaravano di avere letto almeno un libro l’anno erano l’86,8% della popolazione, ma da allora – riferisce Yoon Min-Sik su The Korea Herald – la percentuale non ha fatto che diminuire, e in base all’ultima indagine del ministero della cultura si è dimezzata, calando al 43,4%. Motivazioni più frequenti: «Non ho tempo», «Uso lo smartphone», «Mi manca l’abitudine». A quanto pare, tutto il mondo è paese.

Eppure, la tribù degli ottimisti può citare fatti, in base ai quali è evidente che al contrario il libro gode di ottima salute, anche e soprattutto presso i giovani, la fascia d’età più apprezzata dagli editori perché è garanzia di un futuro radioso. L’ultimo esempio è infatti una tendenza recentissima su TikTok e Instagram, i social più amati dalle ragazze e dai ragazzi sotto i vent’anni: la rilegatura casalinga dei testi preferiti. Ne scrive sull’Observer David Barnett, spiegando che «spesso i video cominciano con l’incubo di ogni bibliofilo, qualcuno che strappa la copertina di un libro».

Per fortuna, però, alla pars destruens segue l’amorosa elaborazione di una nuova veste per il volume tanto amato. «Una ricerca su TikTok del termine bookbinding, ‘rilegatura’, produce più di 60 milioni di risultati, con video in time lapse ad alta velocità che mostrano un prodotto nuovo di zecca emergere da un normalissimo paperback tirato in decine di migliaia di copie», osserva Barnett, precisando che«“gli strumenti e le attrezzature per la rilegatura includono colle speciali e taglierine per realizzare silhouette o cammei sulle copertine, per un costo che può superare le 300 sterline».

Ma volendo, è un segnale della vitalità dei libri anche un giallo internazionale svelato all’inizio di quest’anno da Ronan Folgoas e Jérémie Pham-Lê su Le Parisien e ora rilanciato da Rachel Donadio sul New York Times: riassumendo in poche parole un caso che ha coinvolto le biblioteche di diversi paesi europei, ladri abilissimi e insospettabili hanno trafugato preziose edizioni di volumi russi dell’Ottocento, perlopiù di Puškin, sostituendole con copie indistinguibili, se non a occhi molto esperti. «Autorità, bibliotecari ed esperti di libri rari russi ritengono che i ladri siano pesci piccoli operanti per conto di pesci più grandi, ma chi ci sia dietro i furti e quali siano le motivazioni, rimane un interrogativo aperto», osserva Donadio.

Quello che è certo, però, è che ci sono tutti gli ingredienti per un buon giallo, che potrebbe includere pure un rilegatore dilettante di TikTok, magari nei panni del detective improvvisato. Si tratta solo di scriverlo.