Nei giorni scorsi due giornalisti russi sono rimasti uccisi nell’est ucraino. Fanno parte degli almeno 257 civili morti a seguito degli attacchi di Kiev contro i «terroristi» dell’est, di cui 14 bambini.

All’interno di questo numero, ci sono anche Andrea Rocchelli e Andrei Mironov, il fotoreporter italiano e il suo fixer, grande conoscitore di quelle zone, uccisi dai colpi di mortaio a Sloviansk lo scorso 24 maggio. Secondo i filorussi e testimoni, anche italiani presenti in quelle regioni, ad uccidere Rocchelli sarebbe stato il fuoco ucraino. Immediatamente dopo i fatti, il ministero degli esteri italiano aveva chiesto un’indagine a Kiev, affinché chiarisse le circostanze che hanno causato la morte del giornalista italiano.

Un’agenzia Ansa del 25 maggio riportava: «Il ministero degli Esteri chiede alle autorità ucraine che sia accertata rigorosamente la dinamica dell’attacco di cui è rimasto vittima».

Ci chiediamo – e chiediamo alla ministra – che ne è di quelle indagini, se il ministro degli esteri ucraino ha comunicato qualcosa a Roma, se ci sono novità e avanzamenti delle inchieste promesse da Kiev, dopo le parole della Farnesina.