Dopo due mesi di “flirt politico” con Giorgia Meloni, Enrico Letta sbarca ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia a due passi dal Vaticano. C’è lei ad accoglierlo come «un antesignano delle nostre feste», lui si schermisce: «Su di noi è partito un film, ma non è vero, siamo avversari..».

Resta intatto però il feeling sullo schema di gioco in vista delle prossime elezioni, e soprattutto del dopo. Tutti e due chiedono una «matura democrazia dell’alternanza», destra contro sinistra, chi vince governa e gli altri all’opposizione. Sembra banale, ma non è così: il patto per il bipolarismo è concepito apposta per mettere fine ai disegni centristi, alle ipotesi di andare avanti con altri governi di larghe intese.

IL SEGRETARIO DEL PD non concede molto all’ipotesi- ad oggi improbabile- di andare alle urne nel 2022, come vorrebbe Meloni. Però invita Fdi a lavorare nei prossimi mesi per rafforzare l’impianto bipolare: mettendo mano ai regolamenti parlamentari in modo da «penalizzare chi cambia casacca» e anche alla legge elettorale. Ed è su questo punto che Letta mostra la massima intesa con la leader della destra. Se mercoledì Conte e il dem Goffredo Bettini si erano detti per il proporzionale, lui ribadisce la sua antica fede: «Sono sempre stato per il maggioritario e non ho motivo per cambiare idea».

E dunque che riforma ci sarà, se ci sarà? Letta non si sbilancia, ma spiega che la legge attuale «ha fatto molti danni al sistema politico, ha alimentato la frammentazione». Per ora carte coperte, ma pare chiaro che il leader Pd, d’intesa con Meloni, non darà via libera a una riforma proporzionale, che eviterebbe di fare le coalizioni prima del voto, e taglierebbe Meloni fuori dai giochi per il governo. Quanto a lui, col proporzionale verrebbe meno la costruzione di quel «campo largo» da contrapporre alle destre. Progetto a cui Letta non rinuncia: «È una fatica quotidiana, non credo che ci sarà una soluzione immediata. Ma a Siena quando mi sono candidato ha funzionato».

ALLA LEADER DELLA DESTRA il capo Pd concede anche un’altra cosa: «Vorrei che il Capo dello Stato fosse eletto da una larga maggioranza, anche con Fratelli d’Italia». Per Letta è un modo per fermare i giochini tra Renzi e Salvini (che non si fermano), ma anche per legittimare Meloni come sua avversaria per palazzo Chigi. Non a caso dal palco di Atreju il capo Pd chiede alla destra «totale chiarezza sul passato» per far sì che, chiunque vinca, «in Europa non ci siano giudizi negativi sul nostro paese».

La platea rumoreggia: «Se non affrontate questo tema sbagliate», la replica di Letta. Che alle domande di Maurizio Belpietro sui conti col passato della sinistra risponde: «In Europa nessuno pone a noi questo problema, evidentemente è stato già risolto».

SUL QUIRINALE il leader Pd si tiene molto coperto. Se fino a qualche giorno fa sembrava aver imboccata la via di favorire il trasloco di Draghi al Colle, ieri è apparso molto più prudente: «Se rimanesse a palazzo Chigi sarebbe una cosa positiva». Senza di lui questa maggioranza reggerebbe? «Francamente non lo so, fatichiamo a stare insieme». Di qui il freno sull’ipotesi Draghi. Mentre sulla candidatura di Berlusconi le idee sono più chiare: «Non mi pare che abbia il profilo per essere eletto da una larga maggioranza, la vedo in salita».

TRA I MERCATINI NATALIZI di Atreju c’è spazio anche per un confronto teso su ddl Zan e fine vita. «Mi ha colpito negativamente la reazione da stadio in Senato dopo la bocciatura», dice Letta. La platea rumoreggia. «Mi auguro che sul fine vita ci sia in aula una discussione diversa, senza estremismi. C’è un vuoto legislativo che la Corte costituzionale ci invita a riempire, senza strumentalizzazioni».

Segue una perorazione sulla necessità di «eliminare i tirocini e le forme contrattuali che spingono i giovani nella precarietà». Vuol dire modificare il jobs act? «In questi 20 anni c’è stata troppa superficialità su questo. Bisogna sedersi a un tavolo. Anche l’Ue ha detto che i rider devono avere un contratto vero. Solo con uno stipendio dignitoso i ragazzi potranno uscire dalla casa dei genitori».