Arnaldo Otegi e Arkaitz Rodríguez hanno scelto il decimo anniversario dell’annuncio della fine dell’attività dell’Eta – cui sarebbe seguita, nel 2018, l’autodissoluzione – per manifestare solennemente il loro dolore per le sofferenze inflitte dall’organizzazione armata.

«Soffriamo per il dolore delle vittime e a partire da questo sentimento sincero affermiamo che non avrebbe mai dovuto essere causato. Nessuno può essere soddisfatto per ciò che è successo» hanno affermato il coordinatore della coalizione indipendentista Eh Bildu e il portavoce del suo principale partito Sortu, spiegando che lo storico passo è necessario per il consolidamento di una «pace giusta e duratura». «Purtroppo a ciò che è stato non si può porre rimedio (…) ma siamo convinti che è possibile quantomeno alleviare il dolore a partire dal rispetto, dal riconoscimento e dalla memoria (…) La scelta dell’indipendentismo di sinistra di seguire una via esclusivamente pacifica e democratica risponde a profonde convinzioni etiche e politiche» hanno aggiunto. Otegi ha rivendicato il ruolo «attivo e decisivo» dei prigionieri politici baschi nel superamento della strategia armata (ne rimangono più di 200, rinchiusi nelle carceri spagnole e francesi) e ha chiesto la fine della dispersione.

Nel 2011 Otegi era in prigione da due anni, vittima di una maxi retata condotta, paradossalmente, contro i dirigenti di Batasuna che organizzavano la svolta politica che portò allo scioglimento dell’Eta. Oggi l’ex militante dell’organizzazione armata guida una coalizione di centrosinistra che ha visto crescere i suoi consensi (sottraendoli anche a Podemos) e che ha tenuto relativamente unita l’ezkerra abertzale senza subire scissioni di rilievo, anche se parte della militanza si è allontanata, vittima del riflusso o delusa dalla scarsa conflittualità dal nuovo corso.

Il gesto è stato apprezzato da parte delle vittime dell’Eta, e i soci del governo spagnolo, Psoe e Podemos, hanno incassato con soddisfazione l’ultimo step della strategia di Otegi, che rafforza il sostegno di Eh Bildu, seppur dall’esterno, al premier Sánchez, con l’obiettivo di consolidarne il profilo progressista.

Le destre, orfane degli argomenti che gli forniva l’esistenza dell’Eta, definiscono invece un «macabro scherzo» le scuse rivolte alle vittime dai «terroristi di sempre».