Notre-Dame de Paris: ottocento anni di storia in pericolo, come sentiamo ripetere all’indomani del tragico incendio, ma in questa lunghissima storia vi sono stati numerosi elementi di discontinuità e di ricostruzione.
Fondata negli anni 1162 -1163, Notre-Dame de Paris faceva parte di un’ondata di fabbricati che rinnovavano il gusto dei tempi. Nella seconda metà del XII secolo un nuovo stile si andava affermando dappertutto; sarebbe stato conosciuto con un termine non coevo, ma coniato con intenti spregiativi nel corso del Rinascimento: il «gotico». Di ciò che esisteva prima non sappiamo molto: una colonna dedicata a Jupiter fa pensare a un tempio precristiano; poi diverse basiliche si erano succedute nel tempo a partire dal tardoantico passando da una cattedrale merovingia e poi carolingia dedicate a santo Stefano, che avevano lasciato il posto a un edificio romanico.

COME SPESSO SUCCEDEVA con gli immensi cantieri delle cattedrali, anche Notre-Dame de Paris conobbe un’edificazione lenta; la struttura venne tirata su in poco meno di un secolo, fino al 1250, ma successivamente ci vollero quasi altri cento anni per modifiche e abbellimenti. È una storia che segue gli alti e bassi dell’epoca.
Parigi non poteva competere con le città italiane coeve quanto a espansione e abitanti: si aggirava sui 50mila abitanti, che erano comunque molti per il tempo, e per questo necessitava di una cattedrale più grande e imponente. Soprattutto, a Parigi c’era l’Università, polo culturale di straordinaria importanza, fondata alla metà del XII secolo, riconosciuta dal re Filippo Augusto nel 1200 e da papa Innocenzo III nel 1215.
Poco dopo, sotto Luigi IX il Santo, veniva edificata la Sainte Chapelle, destinata a raccogliere le reliquie frutto del saccheggio di Costantinopoli nel 1204, acquisite dai conquistatori e vendute per necessità di finanziamenti al sovrano francese. Nel caso di Parigi, allora, la nuova cattedrale seguiva l’espansione della città, che nei secoli precedenti non era mai stata un centro di straordinaria importanza e neppure una capitale.

Tuttavia, alla metà del Trecento l’Europa conosce la crisi economica e poi la terribile Peste Nera sconvolsero l’Europa, arrestando un cammino e una crescita che dovevano esser sembrati inarrestabili. Nel frattempo, la Francia era investita anche dalla guerra detta «dei Cent’anni». Finita questa fase, il gusto era già sulla via del cambiamento: certo in Italia prima che nel resto d’Europa, ma ormai il gotico diveniva fuori moda, soppiantato da altre correnti stilistiche.
Già in quest’epoca, gli interni di Notre-Dame de Paris vengono invasi da statue, tombe, quadri, tappezzerie che cercavano di occultarne i caratteri originari. Anche l’interesse per le reliquie scemava, alla luce di una religiosità che si avviava verso una fase nuova, quella delle Riforme luterana e calvinista e, conseguentemente, cattolica.

NOTRE-DAME DE PARIS passa attraverso il barocco al pari di tante altre chiese medievali, anche se ai nostri occhi gli interventi paiono un oltraggio non poi tanto inferiore rispetto all’incendio. Nel 1756 i canonici, considerando l’edificio troppo scuro, chiesero ai fratelli Le Vieil di distruggere le vetrate medievali e sostituirle con vetri bianchi; in seguito furono anche dipinte di bianco le pareti della cattedrale.
Fortunatamente, i rosoni furono conservati. Infine, venne rimossa dal portale centrale, decorato con il famoso Giudizio Universale, una parte del timpano, per facilitare il passaggio del baldacchino delle processioni. Tuttavia, la vera fase di decadenza arrivò con la Rivoluzione, poiché dal 1793 la cattedrale smise di essere una chiesa e venne dedicata al Culto della Ragione, il che in realtà significò lasciarla in uno stato d’incuria, nonostante nel 1801 Napoleone Bonaparte decidesse di restaurarla: nel 1802 tornò all’uso religioso e il 2 dicembre 1804 vide la sua incoronazione imperiale, nel 1810 il matrimonio con Maria Luisa d’Austria. Ma il periodo post-rivoluzionario, sommato alla mancanza di lavori di restauro, doveva aver ormai fatto danni permanenti. I disegni dell’epoca ci mostrano infatti un edificio in rovina.
Nel frattempo, però, il gusto dell’epoca era di nuovo a una svolta. Proveniente dall’Inghilterra, il revival del gotico aveva investito buona parte d’Europa. Alla luce di questo si comprende il desiderio di Victor Hugo di riportare in auge Notre-Dame de Paris ambientandovi il romanzo omonimo, pubblicato nel 1831.
Sull’onda del successo si mise mano all’edificio, affidandone il cantiere a Jean-Baptiste-Antoine Lassus e Eugène Viollet-le-Duc, ma dopo la morte del primo fu il secondo a imprimervi la propria visione. Più che a un restauro filologico, siamo dinanzi a una reinvenzione immaginifica del medioevo: le gargoyles, i mostri immortalati in tante foto come posti a guardia di Parigi e della sua cattedrale, ne sono un simbolo fortunatamente sopravvissuto al fuoco.