Questa volta non c’è stato neppure bisogno di attendere i dati, quelli veri. Sono bastati pochi minuti dopo la chiusura delle urne per vedere i primi exit poll e avere la conferma delle sensazioni della vigilia. A Bologna non c’è mai stata gara. Il candidato del centro sinistra Matteo Lepore ha vinto a mani basse arrivando al 62%.

Ragionando in termini percentuali nessuno aveva mai fatto così bene nella storia della città, nemmeno Sergio Cofferati nel 2004 (si fermò al 56%), quando arrivò sotto le Due Torri come il salvatore dopo la storica sconfitta della sinistra nel 1999 a opera di Guazzaloca. Lo sfidante di Lepore Fabio Battistini, alla guida di un centro destra litigioso, non è mai stato in partita e ha solo sfiorato il 30%.

Per Lepore è una vittoria che assomiglia ad una valanga. Merito della larghissima coalizione che lo ha sostenuto e che lui ha saputo pazientemente mettere assieme. La sinistra di Coalizione Civica, il Movimento 5 Stelle, i verdi, i centristi-riformisti cittadini. Merito anche della sua lista “del sindaco”, che è riuscita ad andare oltre i voti del Pd e ad intercettare consensi nella società civile.

«Ha vinto la città più progressista d’Italia, un risultato importante che vorrei parlasse al Pd nazionale. Per vincere le prossime politiche ora si riparta dai sindaci e dalle città, da Milano, da Napoli e da Bologna», ha detto Lepore una volta arrivato nel suo comitato elettorale. Poi un giro in mezzo al suoi sostenitori con la figlia in braccio, e via verso Piazza Maggiore per la festa della vittoria.

Nessuna ombra dunque sul trionfo di Lepore e del Pd, se non quella dell’affluenza. A Bologna ha votato il 51% degli aventi diritto, 22 mila elettori in meno rispetto al 60% di cinque anni fa. Anche questo un dato che farà la storia. A pagarne maggiormente lo scotto è stata però la destra. «Salvini e Meloni hanno passato il tempo a sfidarsi in città, ma hanno lasciato solo il loro candidato. Una persona con cui spero di lavorare in Comune – dice Lepore – ma alla destra di Lega e Fdi chiedo ora di scegliere l’Europa e non quelle formazioni discutibili e ambigue che vediamo nelle nostre città».

Prima forza dell’alleanza vincitrice il Pd, con il 36% dei voti. Seconda è la sinistra di Coalizione Civica, che conferma il risultato di cinque anni fa quando però era all’apposizione. Questa estate le aspettative erano addirittura al 10%, lo sfondamento non c’è stato. A tallonare Coalizione civica la lista civica di Lepore, che fa il 6%, e subito dietro la lista di Isabella Conti, la renziana che lo sfidò a giugno nelle primarie del centrosinistra.

Conti non si è candidata, ma i centristi e i riformisti che si sono raggruppati sotto il suo nome hanno provato invano a tenere alta la bandiera. Male i Verdi, sotto al 3%. Tracollo per il Movimento 5 Stelle di Massimo Bugani, che sembrava dover essere una gamba importante dell’alleanza pro Lepore e che invece è precipitato al 3,5. Una debacle considerando il 16% di cinque anni fa. «Ma il nostro progetto con loro continua», rassicura il nuovo sindaco.

L’ingrediente del successo? «Matteo è stato in grandi di attivare le intelligenze collettive, attraverso il suo movimento e la fabbrica del programma. Ha coinvolto l’università, il terzo settore, i sindacati, i cittadini», ha detto Cristina Ceretti, candidata Pd vicinissima a lui. «Una scommessa che ci ha dato ragione, ora abbiamo la responsabilità di fare funzionare bene questa grande coalizione», ha dichiarato la dem Federica Mazzoni.

«A Bologna abbiamo assistito ad una vittoria personale del nuovo sindaco e del partito che si è disegnato – spiega il politologo Marco Valbruzzi – In definitiva la golden share di questo centro sinistra fatto da un Pd forte e tante anime differenti e divise ce l’avrà lui, Lepore».

Piange la sinistra radicale, che si è presentata divisa in due e ha perso l’occasione di tornare in Comune. Potere al Popolo di Marta Collot al 2%, all’1% Rifondazione (Sinistra unita). A destra la sfida tutta interna alle liste la vince Fratelli d’Italia (12%), che segna il sorpasso sulla Lega (7). Dietro tutti i berlusconiani, cannibalizzato dai fratelli maggiori e fermi al 3,6%.