A TAVOLA, tutti a tavola! Ci si siede alla mezza e non si sa quando ci si rialzerà, forse mai. Le intolleranze alimentari, le preferenze di gusto, leccornie o porcherie nulla vale più, nessuno può proferire parola sul vitto, bisogna solo tacere occhi bassi sul piatto di portata e via a mangiare come non ci fosse un domani.

Questo è il Natale per milioni di italiani, cattolici che dovrebbero condividere con chi ha poco o niente e invece si abbuffano per dimenticare, atei, agnostici, miscredenti, religione o non religione durante il pranzo di Natale l’unico dio della giornata è il cibo.

PRANZO ricco lauto sontuoso o pranzo povero in cui si consumano tutte le semenze di casa, tutte le provviste, ci si gioca anche la lenticchia più antica, più seccagna, l’ultima nel fondo del barattolo. Ognuno fa ciò che può, è normale, ma l’intento è per tutti sempre lo stesso: attutire sotto le coltri di una digestione gravosa la consapevolezza ormai acquisita, in quanto essere umani, della comune, condivisa, ineluttabile finitudine.