«Mi è capitato una volta di chattare con Vittorio, brevemente via Messanger – ricorda Samuele Sciarrillo –  Parlava dalla Striscia di Gaza, era già molto noto. Mi colpì la sua estrema umanità e anche la sua grande disponibilità, nonostante avesse milioni di cose da fare». All’umanità di Vittorio “Vik” Arrigoni, a quasi dieci anni dal suo assassinio a Gaza, Sciarrillo ha dedicato un lungo audioracconto usando la voce dell’attivista e quelle di parenti, amici, compagni, di coloro che lo hanno conosciuto e vissuto. Ha per titolo “Le Ali di Vik”, sei episodi in podcast da oggi ascoltabili su quattro piattaforme: Spotify, Itunes, Googlepodcasts, Spreaker.

Al progetto ha collaborato Egidia Beretta, la mamma di Vittorio. Per lei è stato un modo per proseguire il percorso che ha cominciato con il suo libro “Il viaggio di Vittorio”: l’attivista sempre dalla parte degli oppressi, prima durante e dopo l’offensiva militare israeliana “Piombo fuso” tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 che Vik riferì da Gaza attraverso le pagine de Il Manifesto chiudendo ognuna delle sue storie con l’esortazione divenuta celebre “Restiamo Umani”. Vittorio Arrigoni è stato anche un figlio, non solo un’attivista. Un giovane che voleva conoscere il mondo e che trovava in sua madre la comprensione e più di tutto la spinta per soddisfare la sua curiosità, per realizzare il suo desiderio di viaggiare e di lottare per le cause giuste, per i  popoli senza diritti. «Nonostante siano passati dieci anni dalla sua perdita, quella di Vik resta una storia molto attuale», ci dice Sciarrillo, dipendente di

una multinazionale ma più di tutto un sostenitore dei diritti umani appassionato della voce, dell’editing, degli audiodocumentari.  “Le Ali di Vik”, aggiunge, «è un omaggio a un grande attivista che aveva fatto della parola la sua arma principale. È doveroso ricordarlo perché è giusto che le nuove generazioni sappiano di Vittorio e di ciò che ha fatto. È una storia attuale per la questione dei diritti umani, basti ricordare i casi di Giulio Regeni e di Patrick Zaki, persone alle quali hanno voluto togliere la voce, la testimonianza e che ne hanno pagato o ne stanno pagando le conseguenze, proprio come Vittorio».

Sciarrillo ha scelto il podcast che per eccellenza dà importanza alla parola. «Ognuno di noi ascoltandolo – ci spiega – potrà immaginare posti, luoghi, paesaggi senza essere veicolato dalle immagini che spesso distraggono. Dare spazio alla voce diventa un ulteriore valore di questo progetto in onore di Vittorio». C’è tutta la vita dell’attivista nel podcast. Vik era stato in tutto il mondo, in America latina, in Africa, in Europa orientale. Ma ampio spazio è lasciato alla sua presenza e all’impegno per Gaza dove ha trovato la morte nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 2011. Della vicenda, mai del tutto chiarita, si sono occupati giornalisti, ricercatori, altri attivisti. Sono stati scritti libri e realizzati documentari. Vittorio fu rapito e ucciso da sedicenti salafiti. I sopravvissuti agli scontri a fuoco con la polizia, avvenuti durante la fuga, raccontarono al processo che il sequestro di Vittorio aveva come obiettivo la liberazione del loro leader imprigionato dalle autorità di Hamas. Una motivazione poco convincente. Strangolarono subito l’italiano che raccontava di Gaza al mondo intero, qualche ora dopo averlo attirato con un inganno nella loro auto. Non avviarono mai una trattativa per uno scambio tra Vittorio e il loro capo.

“Le Ali di Vik” vuole anche contribuire, dice Sciarrillo, a riportare la Palestina sotto i riflettori. «La questione palestinese è tutt’altro che risolta. Se ne parla sempre meno anche se le cose non sono cambiate nell’arco di questi dieci anni, quindi è giusto che le persone sappiano che esiste questa condizione, dando voce a chi ha visto in prima persona quello che è successo». Ed è un modo per ripetere le parole di Vittorio che fanno ancora il giro del mondo, “Restiamo Umani”.

 

ASCOLTA IL TRAILER DEL PODCAST SU:

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SPREAKER

https://www.spreaker.com/show/4722085