Lo stallo che si è venuto a determinare nell’iter di formazione del nuovo governo non ha avuto finora conseguenze dirette sull’andamento della borsa e sul nostro debito pubblico.

Spread con i titoli tedeschi nella norma, mercati azionari tutto sommato tranquilli.

Una situazione che, in apparenza, sembrerebbe smentire la regola secondo cui i mercati finanziari sono, sempre, particolarmente sensibili all’instabilità politica. O c’è dell’altro?

Intanto, vale la pena ricordare che i rubinetti di Francoforte (Quantitative easing) sono ancora aperti e che, quindi, la liquidità immessa nel sistema continua a dispensare il suo effetto sedativo.

Le cose potrebbero cambiare bruscamente con la fine degli acquisti da parte della Bce, ma questa è un’altra storia, con cui i conti si faranno più in là.

Certamente, siamo di fronte ad un atteggiamento attendista da parte dei mercati, sebbene qualche segnale sulle loro aspettative inizi ad intravedersi.

Non è un mistero, infatti, che alcuni importanti fondi di investimento (hedge fund) abbiano puntato su una svalutazione dei nostri titoli di Stato e, in misura minore, su un indebolimento della borsa.

E’ solo una questione di tempo, nella logica stessa della speculazione, che per sua natura scommette sul verificarsi o meno di un determinato evento nel futuro (valore atteso).

La strategia può essere ribassista o rialzista, ma ciò che conta di più è il tempo.

La valutazione che alcuni investitori fanno è questa: l’Italia è il paese con il più alto debito pubblico d’Europa (quello greco merita un discorso a parte) e con la più bassa crescita tra i principali partner comunitari.

Una situazione su cui gravano una serie di incombenze per quanto riguarda la stabilità ed il miglioramento dei conti pubblici (vincoli europei) e l’incertezza, per ora, su chi e come vorrà (o potrà) farsene carico.

Il tutto, mentre circolano indiscrezioni su una possibile chiusura del programma di acquisti da parte di Eurotower già a partire dal prossimo mese di settembre e, nel mondo, si addensano, nere, le nubi di una pericolosa guerra commerciale tra Usa e Cina.

Davvero un imbuto stretto, dal quale il paese potrebbe uscire con le ossa rotte.

E’ quello che pensano, ad esempio, dalle parti di Blackrock, colosso americano che gestisce un portafoglio titoli del valore 6 mila miliardi di dollari (quasi tre volte e mezzo il Pil italiano), che nelle ultime settimane sta insistendo molto sul fatto che in questo momento l’acquisto di bond italiani sarebbe sconveniente, da evitare.

Parliamo, per intenderci, di una società nei cui investimenti ci sono anche pacchetti azionari di Unicredit, Snam, Enel, Mediobanca, Intesa San Paolo, Telecom, Fineco. Non un investitore qualsiasi, insomma, ma un operatore che conosce molto bene, da vicino, il nostro Paese e la sua economia.

Un refrain che, come ha riportato il Sole 24 Ore, si è udito anche all’Annual Investor Forum, il meeting che organizza a Milano la Banca del Ceresio, l’istituto con sede a Lugano che si proclama come «uno degli investitori più noti e rispettati nel campo degli hedge fund».

E’ sostenibile nel lungo medio periodo il debito italiano?

Questa è la domanda che si sono fatti i gestori di fondi speculativi accorsi nel capoluogo lombardo.

La risposta: difficile, nelle condizioni date.

«Serve un governo», ha detto Mattarella al termine di questo secondo giro di consultazioni.

Come non leggervi il timore che la situazione, sul versante dei conti pubblici, possa sfuggire di mano?

Certo, le previsioni degli speculatori non sono mai fondate su dati certi (che scommesse sarebbero, altrimenti?), ma il loro comportamento può influenzare le scelte della politica.

Ed è quello che sta succedendo. D’altronde, viste le forze in campo e le distanze che le separano, solo la paura di uno shock esterno potrà bloccare la strada che porta a nuove elezioni.

La chiamano «responsabilità», significa, nei fatti, continuità.