La Francia ha deciso di giocare duro nel Mediterraneo orientale per porre un freno alle velleità neo ottomane di Erdogan, mettendo in conto anche un conflitto locale, fortunatamente non all’ordine del giorno ma sempre possibile.

Nell’incontro di Parigi di martedì scorso, tra il presidente francese Macron e il premier greco Mitsotakis, è stato sancito tra i due paesi un accordo «di collaborazione strategica nel campo della difesa e della sicurezza». Accordo che ha carattere strettamente bilaterale e non si basa sulle strutture multilaterali esistenti, e cioè la Nato. La cosa più importante prevista dall’accordo è l’«impegno reciproco nel campo della difesa». Poiché la Francia, per sua fortuna, non è minacciata da alcun paese, Parigi in sostanza ha dichiarato la sua volontà di difendere la Grecia dalle continue provocazioni e azioni ostili della Turchia. Che l’accordo abbia un carattere antiturco è praticamente ammesso nel testo stesso, in cui si specifica che l’impegno reciproco alla difesa vale anche nel caso in cui il pericolo venga da «paesi alleati», cioè Nato. Sia Atene che Parigi sanno bene che la Nato nel Mediterraneo orientale è praticamente inesistente fin dal lontano 1974, l’epoca dell’invasione turca a Cipro, quando si affermò la cosiddetta «dottrina Luns»: l’Alleanza non si impiccia nei conflitti tra paesi membri. Una posizione che di fatto ha incoraggiato le rivendicazioni turche.

L’ACCORDO FRANCO-GRECO prevede anche sostanziali acquisti di armamenti da parte di Atene. Ai sette caccia Rafale già ordinati e in parte operativi nell’Egeo, ne sono stati aggiunti altri sei, ed è stata rinforzata anche la marina militare greca con l’ordine di tre fregate francesi Belharra con un’opzione per una terza. I generali greci spingono anche per l’acquisto di tre corvette francesi Gowind, con le quali ritengono di essere in grado di fronteggiare efficacemente le continue intrusioni turche nelle acque dell’Egeo. La marina militare francese dispone già di una base nella Repubblica di Cipro, paese indirettamente coinvolto nell’accordo franco-greco, visto che la Grecia è rimasta ormai l’ultima garante dell’indipendenza dell’isola.

Nelle loro dichiarazioni, sia Macron che Mitsotakis hanno collegato l’accordo con il dibattito in corso sulla necessità di dotare l’Unione europea di una propria forza difensiva. Già il fatto che l’accordo, in preparazione da anni dal precedente governo di Tsipras, sia stato concluso ora, indica che le obiezioni tedesche e americane siano state ormai superate. Per molto tempo gli Usa hanno premuto su Atene perché la scelta cadesse su fregate americane, ritenute però non idonee dagli ammiragli greci. La firma dell’Aukus nel Pacifico ha cambiato anche l’atteggiamento di Washington, che ha ritenuto opportuno non mettere ulteriori ostacoli ai francesi. I greci avevano da tempo insistito perché gli Stati uniti prendessero, a livello bilaterale, analoghi impegni di difesa dell’integrità territoriale del paese. Ma l’unica cosa che hanno ottenuto sono state condanne verbali delle «azioni destabilizzanti» di Erdogan. Al Pentagono tuttora regnano sovrane le vecchie dottrine della Guerra Fredda e si usa l’argomento che tale impegno potrebbe mettere a rischio l’adesione della Turchia alla Nato. L’unico risultato di questa politica è di permettere a Erdogan di muoversi a suo agio tra due fronti, l’alleanza occidentale e Mosca.

LA GRECIA HA INVECE escluso fin dall’inizio Berlino da ogni acquisto a causa delle disavventure che hanno seguito l’acquisto di un certo numero di sommergibili con grossi problemi tecnici. Riguardo poi la cooperazione nel campo della difesa, non se ne è neanche parlato, essendo ben noti i forti legami tradizionali della Germania con la Turchia.