Nei giorni in cui l’epidemia di coronavirus cominciava a insinuarsi dentro New York City – marzo 2020 – per poi galoppare e mietere morti, desertificare le strade della metropoli, arrestarne il cuore finanziario, la memoria collettiva della città non poteva non tornare al 2001, all’11 settembre. Per una ventina d’anni, da allora, New York aveva goduto di un periodo apparentemente tranquillo, nonostante le profezie di nuovi ripetuti attacchi terroristici, confezionate ad arte per scatenare una «global war on terror» a dodicimila chilometri dall’America. Una tranquillità, tuttavia, sotto la quale covava una sorta di esitazione a tornare davvero alla normalità, a...