La targa per ricordare il luogo in cui morì Antonio Gramsci diventa un «percorso». A sei mesi dall’appello lanciato da molti intellettuali e sottoscritto da oltre 2.500 lettori del manifesto perché la clinica Quisisana – dove rimase dal 24 agosto 1935 al giorno della morte, il 27 aprile 1937, sempre sotto stretto controllo delle forze dell’ordine fascista – consentisse di apporre una targa commemorativa, il niet della proprietà ha avuto la meglio.

Nonostante l’adesione e la lettera del mistificante ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – novello ammiratore del fondatore de l’Unità e «cervello» a cui il fascismo ha voluto impedire di funzionare – e il voto bipartisan del Comune di Roma, la richiesta non ha avuto seguito.

RINFOCOLATA DALLA RECENTE polemica sulla targa per Matteotti nella sua casa romana che l’attuale condominio inizialmente non voleva e ora ha accettato di apporre, i promotori di quella per Gramsci alla Quisisana hanno scritto all’ufficio comunale per la «Collocazione Targhe e Monumenti», che si è subito attivato nel caso del centenario dell’uccisione del parlamentare socialista, ricevendo una risposta assai deludente.

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Una targa per ricordare dove morì Gramsci

Maria Vittoria Mancinelli, dirigente dell’ufficio ha risposto che «alla Sovrintendenza Capitolina non risultano richieste di dedicare una targa ad Antonio Gramsci sulle pareti esterne della Clinica Quisisana, oppure sul marciapiede nei pressi della stessa casa di cura», dimostrando di non conoscere la lunga diatriba e il perdurante braccio di ferro con la proprietà destrorsa della struttura privata della famiglia Ciarrapico.

Fabio Fabbri, già docente di storia a Salerno, alla Sapienza e a Roma Tre e primo firmatario dell’appello, ha rilanciato all’ufficio «Collacazione targhe» infatti anche la soluzione subordinata: «Possiamo aggirare l’ostacolo installando la targa sul marciapiede di fronte (di proprietà comunale), sorretta da due paletti. Proprio come hanno fatto a Sassari, nel condominio dove era nato Enrico Berlinguer», oppure come a Torino in una delle abitazione di Gramsci, ora hotel di lusso, dove la affissione della targa non ha avuto alcuna difficoltà a concretizzarsi.

IL TENTATIVO REITERATO di strappare l’assenso dalla clinica per affiggere sul muro perimetrale dalla parte esterna ha trovato sempre l’ostinato diniego dell’amministrazione della clinica. Diniego sempre nebulosamente giustificato da immotivate ragioni, malgrado le targhe commemorative per una persona riconosciuta e studiata a livello internazionale come Gramsci siano presenti su tutto il territorio nazionale.

Tentate tutte le strade possibili, il Comune di Roma, il suo assessorato alla Cultura e il municipio II – il primo, già nel 2017, a chiedere l’affissione di una targa alla clinica Quisisana – stanno elaborando un «itinerario Gramsciano permanente». Un percorso a tappe sul territorio del quartiere a nord est del centro di Roma nel quale – casualmente – sono racchiusi tutti i luoghi che hanno a che fare con il passaggio romano del grande intellettuale e dei parenti.

Sebbene il progetto sia ancora in fase di elaborazione, oltre alla clinica Quisisana – dove non si esclude di inserire una pietra d’inciampo o una piastra esterna – saranno visitabili le abitazioni di Tatiana Schucht, la cognata di Gramsci e persona a lui più vicina durante i lunghi anni di detenzione che ricevette lì tutte le lettere dal carcare, e l’abitazione che ospitò per poco anche la moglie Giulia Schucht, senza dimenticare il cimitero del Verano, dove il corpo di Gramsci fu portato fino a quando non fu traslato al cimitero acattolico vicino la Piramide Cestia.
Ogni tappa sarà dotata di Qr code con cui ognuno potrà sempre accedere alle informazioni sul luogo e i personaggi gramsciani.