In Giamaica il conflitto armato tra forze dell’ordine e gang criminali, la cui manovalanza è sovente sfruttata dai politici, insanguina il territorio e miete le sue vittime soprattutto tra i giovani e le donne, le più esposte ai due fuochi. Le statistiche riferite al 2013 registrano un incremento degli omicidi ordinari, oltre 1200 vittime, e di quelli extra giudiziari perpetrati dalle forze dell’ordine; l’anno scorso i police killings sono stati quasi 300, molti innocenti uccisi per errore o incompetenza.

Dal 2000 a oggi, sono circa 5.000 gli omicidi riconducibili alle forze dell’ordine nell’esercizio delle loro funzioni; oltre la metà delle vittime sono innocenti, coinvolti in incidenti collaterali o fatti fuori per peccati veniali, come piccoli furti o linguaggio osceno nei confronti delle autorità, o sono vittime di clamorosi scambi di persona.

L’ong Jamaicans for Justice, che fornisce assistenza legale gratuita alle famiglie delle vittime, chiede con forza le dimissioni del Capo della polizia, per la sua incapacità di eliminare le schegge impazzite e la scarsa professionalità dei suoi subordinati. Troppi tragici equivoci, come quello di Mickey Hill, il capitano del catamarano di Negril scambiato per un trafficante di armi e ucciso a freddo davanti ai suoi fratelli e ai turisti. La percentuale dei casi risolti, poi, è tristemente irrisoria.

Trucidati in età scolare

Il numero di giovanissimi, addirittura bambini in età scolare, trucidati dagli agenti, è alto. Alcuni esempi: Michael Scarlett, 18 anni, freddato davanti alla sua fidanzata, incinta di otto mesi, nell’aprile del 2002, perché accusato di nascondere una pistola, mai rinvenuta; Lance Zab, 14 anni, trucidato nell’agosto del 2007; Jevaughn Robinson, 13 anni, ucciso nel settembre del 2008, disarmato e a piedi scalzi, mentre era in attesa di essere perquisito; Winston Malcolm Jr., 17 anni, ucciso insieme al padre, nel dicembre 2008, dopo un irruzione illegale della polizia nella sua abitazione; Nicketa Cameron, 12 anni, uccisa l’8 marzo del 2012, insieme ad altre 5 persone, tra cui due anziani di 75 e 80 anni, nel ghetto di Denham Town a Kingston, durante un’irruzione della polizia; Vanessa Kirkland, 13 anni, falciata alcuni giorni dopo davanti alla scuola mentre era a bordo di un taxi, scambiato per un auto rubata; Kevon Shue, 17 anni, ucciso nell’ottobre 2013 a Mountain View, Kingston.

Dopo quasi dodici anni, solo nel primo caso, quello di Scarlett, gli accusati sono stati arrestati e rinviati a giudizio, sebbene siano ora liberi su cauzione. Per ultimo citiamo l’omicidio di Kayann Lamont, 25 anni, ammazzata a sangue freddo davanti alla sorella a Yallahs nel 2012, solo perché aveva risposto male a un agente durante la perquisizione del minibus su cui viaggiava. Kayann era incinta di otto mesi, per cui il nascituro è la vittima più giovane della serie.

In ampi settori dell’opinione pubblica, permane la sensazione che la polizia debba essere comunque giustificata, anche di fronte ad eccessi simili. Sono soprattutto i ceti abbienti, che temono più di tutti la criminalità, a ritenere che la polizia debba essere autorizzata a usare il pugno di ferro, anche a scapito di vittime innocenti.

Indecom alla riscossa

Il 27 novembre 2013, la Commissione indipendente d’investigazione (Indecom) istituita dal governo fa arrestare per omicidio volontario 6 poliziotti, per due episodi differenti: nel primo, il 13 aprile, un cittadino viene ucciso sulla porta di casa dagli agenti Victor Mitchell e Andrew Hudson. La motivazione, avallata dai testimoni, parla di indecent language, ingiurie che la vittima avrebbe rivolto ai due, mentre tentavano di entrare in casa senza mandato; nel secondo, altri quattro agenti, due donne e due uomini, vengono incriminati per l’omicidio di Trevor Edwards, passeggero di un taxi abusivo crivellato di proiettili nel dicembre 2010 a Denham Town. Tutti liberi su cauzione. Altri agenti sono ora sotto inchiesta per tre omicidi avvenuti lo stesso giorno, il 27 novembre 2013, vittime Miguel Wilson, Dean Nelson e Mark Clarke.

Ancora, ne febbraio di quest’anno, cadono a Kingston cinque persone, quattro uomini e una donna, durante rastrellamenti nei ghetti. Gli agenti avrebbero risposto al fuoco e la donna è stata colpita casualmente. Versione contraddetta da Indecom, che non ha ritrovato alcuna arma; inoltre uno dei quattro uomini, ferito, pare sia stato trasportato nella stazione di polizia invece che all’ospedale, e lasciato morire senza soccorso.

Indecom cita chiaramente, nel rapporto del 10 febbraio 2014, le death squads, squadre della morte responsabili del massacro, e ricorda che da inizio anno sono oltre 30 i nuovi police killings.

La ricchezza più grande

In Tower Street, una traversa a destra di King Street, nella downtown di Kingston, c’è uno splendido monumento che rappresenta una testa di bronzo, incastonata nel legno, con delle lacrime bianche che sgorgano dagli occhi chiusi. Sulla base, scolpiti in una targa di marmo, i nomi di tante piccole vittime innocenti, uccise dalla violenza delle strade e domestica. Sono tantissime, e si riferiscono solo a due anni, 2004 e 2005.

De pickney dem, i bambini nel dialetto patois, sono la ricchezza più grande, spesso l’unica, delle classi indigenti. Che siano uccisi dalla criminalità comune, dalle rappresaglie della polizia, o dai conflitti interni alle famiglie, non fa alcuna differenza. Sono comunque il risultato del fallimento di una società adulta, profondamente malata, che, come il Conte Ugolino, divora i propri figli.