Obama è da ieri in Argentina per una visita di due giorni. Sono andati a riceverlo il presidente Mauricio Macri, la ministra degli Esteri, Susana Malcorra, l’ambasciatrice Betina Pasquali de Fonseca e l’ambasciatore Usa in Argentina, Noah Mamet. Obama ha conversato pochi minuti con Malcorra ai piedi dell’aereo ufficiale, dove stazionava la Cadillac presidenziale, un veicolo super blindato conosciuto come “la bestia”. Poi, con venti minuti di ritardo sul programma, ha preso il via la fitta agenda bilaterale che, oggi, lo porterà a confrontarsi con la manifestazione convocata dalle organizzazioni popolari e da quelle per i diritti umani, che contestano la visita a quarant’anni dal colpo di stato militare del 24 marzo 1976. Secondo un’inchiesta, il 44% degli intervistati ritiene chela presenza Usa sarà positiva, ma il 53% pensa che Obama non dovrebbe far riferimento al golpe.

Era dal 1997, quando Carlos Menem ricevette Bill Clinton, che non si verificava un incontro del genere. E il ricordo dell’inaspettato schiaffo ricevuto da Bush nel IV Vertice delle Americhe a Mar del Plata nel 2005 – quando Nestor Kirchner si lasciò convincere da Fidel Castro e Hugo Chavez a rispedire al mittente l’Accordo di libero commercio per le Americhe (Alca) – è stato simbolicamente archiviato nella sala che porta il nome di Kirchner, dove Obama è andato a cena, dopo un incontro con i giovani imprenditori e con gli studenti (Michelle Obama si è dal canto suo incontrata con le allieve del progetto Let Girls Learn, che promuove la leadership al femminile).

Anche gli interscambi solidali dell’Alba (l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America, voluta da Cuba e Venezuela) sono peraltro messi in causa dall’ondata conservatrice che torna in America latina. E, soprattutto, gli Usa contano di riprendere il controllo con la forza del Tpp, lo storico Accordo Transpacifico di segno neoliberista, che mira a scalzare l’influenza della Cina, dell’Iran e della Russia nel continente.
In una recente intervista alla Cnn, Obama ha lodato Macri e sottolineato la differenza con la gestione precedente e con le politiche «anti-statunitensi» di Cristina Kirchner. La ex presidente – che ha investito nei rapporti sud-sud -, nei suoi discorsi all’Assemblea Onu e al Consiglio di sicurezza, del 2014, ha accusato le potenze occidentali di aver favorito la crescita dello Stato islamico. E ora il macrismo, sostenuto dall’estrema destra israelita – maggioritaria nella più grande comunità ebraica dell’America latina -, ha rotto gli accordi commerciali con l’Iran e sta cercando di processare Cristina per la morte di Alberto Nisman. Il procuratore, trovato cadavere nel suo appartamento il 18 gennaio del 2015, indagava sul devastante attentato alla Mutua israelitica Amia che, nel 1994, provocò 85 morti. Le destre accusano la ex presidente di aver coperto la pista iraniana e in questi giorni una sentenza ha spostato la pratica Nisman a una corte federale con competenza nazionale, avallando così la pista dell’omicidio politico e non del suicidio.

Nella conferenza stampa congiunta che Obama e Macri hanno tenuto ieri sera, si è parlato degli attentati Isis a Bruxelles (che sono «la prima priorità» per l’amministrazione Obama) e della «storica transizione» che vive oggi la terza potenza economica dell’America latina, nuovamente proiettata verso l’Occidente e l’Europa: prima di Obama si sono recati a Buenos Aires Francois Hollande e Matteo Renzi e l’obiettivo è far pendere il Brasile verso l’Accordo di libero commercio con l’Europa all’interno del Mercosur. E isolare il Venezuela socialista, considerato da Obama «una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Stati uniti». Ieri, Obama ha invece lodato l’analoga concezione dei diritti umani esistente tra lui e il suo omologo argentino che, in 100 giorni di governo, sta passando come uno schiacciasassi su garanzie e welfare. Obama, che ha ripetutamente preso le difese del golpista venezuelano Leopoldo Lopez – in carcere per le violenze di piazza del 2014 che hanno provocato 43 morti e oltre 800 feriti – non ha però speso parole per la sorte della deputata indigena Milagro Sala, messa in carcere da Macri e per cui si è espresso anche papa Bergoglio. Macri, che ha già licenziato oltre 20.000 lavoratori ha persino parlato di un suo programma contro la fame… E intanto va avanti l’accordo per pagare i fondi avvoltoio che non hanno accettato di rinegoziare il debito dopo il default del 2001. Dopo l’ok della camera, il 30 la questione passa al Senato, e Obama si è detto ottimista in merito. Non sarà in agenda, invece, il contenzioso sulle isole Malvinas che, nel 2010, la ex segretaria di Stato Usa, Hillary Clinton, aveva accettato di assumere, mediando fra Buenos Aires e Londra.