Potrà continuare a vedere il figlio e a beneficiare dei permessi per uscire dal penitenziario ma non sconterà il residuo di pena a casa. Giovanni Brusca, l’ex capomafia di San Giuseppe Jato che innescò la strage di Capaci e sciolse nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo rimane in carcere. Niente detenzione ai domiciliari: la prima sezione penale della Cassazione ha respinto la richiesta dei legali del collaboratore di giustizia.

Un pronunciamento molto atteso, soprattutto dai familiari delle vittime di mafia che avevano manifestato sdegno per l’ipotesi che ‘u verru’ (il maiale), come era soprannominato dentro Cosa nostra, potesse trascorrere gli ultimi due anni che gli rimangono non più a Rebibbia ma in un appartamento sotto protezione e in una località segreta.

Gli ermellini hanno condiviso la posizione del procuratore generale della Cassazione che si era opposto alla richiesta dei domiciliari acquisendo in sostanza le motivazioni con cui i giudici del tribunale di sorveglianza di Roma avevano bocciato per due volte il ricorso dei difensori, l’ultima volta lo scorso aprile. A favore si erano espressi invece il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, la direzione del carcere di Rebibbia e le autorità di pubblica sicurezza di Palermo. Per i giudici di Roma non basta un mero ravvedimento, soprattutto per lo spessore criminale di Brusca che ha commesso circa 150 omicidi, ma serve «un mutamento profondo e sensibile della personalità del soggetto tale da indurre un diverso modo di sentire e agire in armonia con i principi accolti dal consorzio civile».

Soddisfatta Maria Falcone, sorella del giudice assassinato a Capaci: «La Cassazione ha dato una risposta alla richiesta di giustizia dei tanti cittadini che continuano a vedere nella mafia uno dei peggiori nemici del nostro Paese». Ancora più esplicita Tina Montinaro, vedova del capo scorta ucciso nella strage di Capaci: «Brusca ha ottenuto 80 permessi che ha trascorso con il figlio, ha avuto tantissimi benefici: stiamo parlando di un grandissimo criminale». «Mi sembra che queste cose a volte si vogliano dimenticare perché ha aiutato nelle indagini» ma «c’è tanta gente che piange ancora i propri morti».

E ancora: «Ringrazio la Cassazione che ci ha tolto un peso. Mio marito non si è ravveduto quella mattina pur sapendo quali erano i rischi e non l’ha fatto il dottor Falcone. Sono andati avanti perché ci credevano. Per questo gli uomini del governo e delle istituzioni si devono passare una mano sulla coscienza e dire ‘no’, come ha fatto la Cassazione». Brusca terminerà di scontare la pena nel 2022 ma potrebbe tornare libero nel 2021 perché ha uno sconto» di 270 giorni come previsto dal regolamento carcerario.