La sedicenne studentessa svedese Greta Thunberg ha saputo incarnare l’ansia di una generazione che teme per il proprio futuro. Con un linguaggio semplice ed efficace è riuscita a mettere sotto accusa tutta una classe dirigente, descritta come inetta ed irresponsabile, sicuramente poco reattiva rispetto alle conseguenze del riscaldamento globale.

«Siamo in un momento storico in cui tutti devono esprimersi con un linguaggio chiaro, a prescindere da quanto scomoda sia la realtà. Voglio che andiate nel panico, voglio che sentiate la paura che provo ogni giorno. Voglio che agiate come se la nostra casa stesse bruciando. Perché è già cosi», è il messaggio lanciato al World Economic Forum, a Davos, a gennaio di quest’anno, davanti ai leader mondiali della politica e finanza.

Il suo sciopero scolastico per il clima del venerdì ha ispirato i Fridays for future di migliaia di studenti, che tutti i venerdì in decine di città manifestano in difesa del clima (del giovedì nella versione belga, la più riuscita).

«Non vogliono parlare di clima perché sanno di non aver fatto i propri compiti. Abbiamo bisogno di nuove politiche, di una diversa economia e anche questo non basta. Abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare», ha dichiarato Greta davanti al Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles, riunito in plenaria a fine febbraio.

Davanti a un attonito Jean-Claude Juncker, Greta ha lanciato il suo atto d’accusa: «Agite come bambini viziati ed irresponsabili». A Katowice, in Polonia, alla Cop24, il principale momento decisionale della convenzione quadro delle Nazioni unite sul cambiamento climatico, Greta ha dichiarato: «La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. Molti soffrono per garantire a pochi di vivere nel lusso».