La senatrice 5S Paola Nugnes ha un sospetto: «Ogni volta che il governo affronta un dossier importante come le nazionalizzazioni, le concessioni pubbliche, l’Ilva arriva Matteo Salvini a montare un caso sui migranti. Un tema che non è centrale visto che non c’è nessuna crisi, non è nel programma di governo e urta su temi di carattere etico non contrattabili. Dietro potrebbe esserci la volontà di provocare per verificare quanto i 5S sono disposti a cedere e magari, in prospettiva, arrivare a una rottura. Perché comunque è pronto Berlusconi, di nuovo candidabile, per tornare al governo con il centrodestra».

IL TEMA MIGRANTI agita la base 5S. Mercoledì il presidente della Camera, Roberto Fico, è intervenuto sul caso della Diciotti, ferma a Catania da lunedì: «La giusta contrattazione con i paesi dell’Ue può continuare senza alcun problema, adesso però le 177 persone, tra cui minori non accompagnati, devono poter sbarcare. Non possono essere più trattenute a bordo». A cui era seguito un attacco frontale da parte di Salvini: «Tu fai il presidente della Camera, io il ministro dell’Interno di un governo che ha un programma preciso. Bertinotti, Fini, Boldrini e Fico. Ho il dubbio che non sia una carica troppo fortunata». Il parlamentare Luigi Gallo e Paola Nugnes da 13 anni condividono la militanza con Fico nei meet up napoletani, entrambi sono intervenuta a sua difesa. «Fico è il Movimento 5 Stelle – ha scritto Gallo sui social -, il più alto rappresentante di tutti i parlamentari eletti dai cittadini alla Camera. Nessuno zittisce il parlamento». Sulla stessa linea Nugnes, che sulla gestione dei migranti ha aggiunto: «Si tratta una razza diversamente da come si farebbe con un’altra, è indubbio. Siete razzisti perché così non permettereste mai venissero trattati degli italiani».

LA CRISI innescata con il divieto di sbarco dalla Diciotti offre più di un indizio se si segue la pista dell’interesse di Salvini a montare un caso per incamerare consensi da spendersi per la scalata alla premiership: i 150 migranti che restano in ostaggio a Catania (dopo lo sbarco dei minori) rendono, paradossalmente, più complicata la contrattazione con l’Europa mentre il leader leghista rilancia, con la proposta del modello No way australiano di blocco navale per impedire gli approdi ai migranti. «Salvini si muove al di fuori delle sue competenze – prosegue Nugnes – e al di fuori delle regole. Per attuare il blocco navale avrebbe dovuto avviare degli atti formali, innescando una procedura in capo al presidente Sergio Mattarella, tutte cose che non ha fatto. Al di fuori delle regole e dello stato di diritto c’è solo il caos. Il Movimento ha messo in campo un’attitudine positiva a trovare una via comune per tenere insieme il governo del cambiamento. Di fronte a provocazioni continue del leader leghista sarà necessario a settembre ridiscutere la linea politica».

ANCHE I FILOGOVERNISTI sono in difficoltà. A prendere le difese di Fico è stata la ministra per il Mezzogiorno Barbara Lezzi, che pure non è un’esponente dell’ala ortodossa vicina al presidente della Camera e neppure appartiene all’inner circle di Luigi Di Maio. Su facebook mercoledì sera ha scritto: «Caro Salvini, l’Italia ha fatto il suo dovere salvando i migranti grazie alla Guardia costiera e ha dimostrato civiltà e umanità a dispetto di un’Europa vigliacca e disonorevole. Restando doverosa la pretesa di condivisione europea, nessuno deve impartire lezioni alla terza carica dello stato circa la prerogativa di esprimere legittime posizioni».

NEL POST nessuna messa in discussione della linea del governo ma una risposta netta all’attacco frontale di Salvini, dettata anche dal fatto che nessuno dei vertici 5S si era mosso a difendere Fico. La necessità di arginare la Lega diventa pressante. Non deve essere piaciuta, dalle parti del ministero del Mezzogiorno, neppure la proposta di Alberto Brambilla, consigliere di Salvini, di trasformare il Mezzogiorno nel paradiso dei pensionati. Dopo decenni di politiche economiche orientate verso gli interessi del Nord, le tracce di lavoro dovrebbero essere legalità, servizi e infrastrutture. La classe dirigente leghista alla prova della manovra di settembre non lascia i 5S tranquilli.