Brett Kavanaugh è sulla via per diventare un giudice della Corte Suprema, andando così a costituire una maggioranza conservatrice che influenzerà le svolte del Paese per una generazione. Si è arrivati a questo punto dopo che i repubblicani indecisi hanno serrato i ranghi in modo da assicurargli i voti sufficienti per la conferma, in quella che è una vittoria storica e costituirà la vera legacy della presidenza Trump.

IL VOTO FINALE DEL SENATOè andato in scena alle 17 ora di Washington. Nessuna improbabile giravolta dell’ultimo momento, è finita 50 a 48: abbastanza senatori si sono impegnati a sostenerlo dopo una tumultuosa battaglia politica infiammata dalle accuse di tentata violenza della professoressa californiana Christine Blasey Ford, a cui tutti dicono di credere ma a cui, evidentemente non hanno dato abbastanza peso.

Il voto favorevole più sorprendente non è stato quello del democratico Joe Manchin, in corsa per la rielezione in West Virginia, uno stato solidamente favorevole a Trump, e che ha annunciato di voler confermare la nomina di Kavanaugh parlando con giornalisti a Capitol Hill, nonostante fosse circondato da manifestanti che lo esortavano a cambiare il suo voto, quanto quella della repubblicana del Maine Susan Collins che ha una reputazione di moderata e pragmatica, e spesso è apparsa una strana presenza nel partito in mano a Trump.

Collins ha adottato le argomentazioni del partito, e in un discorso veemente ha giustificato la scelta di confermare Kavanaugh in quanto non ci sarebbero sufficienti prove per le affermazioni di Ford, e si è spinta fino a a dire che una conferma non è un processo, e quindi le accuse non hanno bisogno di essere dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio.

COLLINS HA ANCHE AGGIUNTO di credere che Kavanaugh, ex collaboratore politico nella Casa Bianca di George W. Bush, si adopererá per depoliticizzare la corte; stando a fonti vicine alla senatrice, l’ex presidente Bush Jr, nelle ultime settimane, l’avrebbe rassicurata riguardo il carattere e il temperamento belligerante del futuro giudice della Corte suprema che durante l’audizione aveva sorpreso tutti per la totale mancanza di controllo.

«Votando per confermare Kavanaugh verrá ripristinata la fiducia del pubblico nei confronti della nostra magistratura e della nostra più alta corte”, ha detto Collins, dopo un discorso di 40 minuti, mentre fuori dall’aula non smettevano le proteste.

LA SAGA DI KAVANAUGH, tuttavia, ha anche costretto il Gop a schierarsi dalla parte opposta al movimento #MeToo, che ha spinto la società a dare maggiore credibilità alle donne che accusano uomini potenti, diventando una forza politica significativa. E la decisione di confermare il giudice potrebbe aver ulteriormente eroso lo status già traballante del partito repubblicano tra le donne che voteranno tra 5 settimane.

Ma questo voto è uno schiaffo in faccia non solo al movimento #MeToo, ma a tutta la parte degli Usa che non vuole andare nella direzione reazionaria indicata da Kavanaugh, e che fino all’ultimo non ha smesso di far sentire la propria voce fuori dal senato.

Chuck Modi, la giornalista newyorchese che aveva coperto per settimane le proteste di Ferguson, commentando quanto stava vedendo a Washington ha fatto notare le similitudini tra i due movimenti, con una polizia che difende il potere costituito che evidentemente disprezza il volere popolare; «Chi state proteggendo? Da che parte state?» gridavano i manifestanti mentre la polizia arrestava una donna che sulla sua maglietta portava la scitta «Sopravvissuta alla violenza».