Da tempo trascorro le feste natalizie in un paese di montagna e la neve cade silenziosa da giorni. È come stare nel cotone ed è dolce abbandonarsi al tempo. C’è una magia, la storia di intere generazioni e la montagna a creare questa intimità calda che mi rappacifica con il mondo. Ripenso agli ultimi mesi nel cohousing. Tra coabitanti ci siamo salutati più speranzosi per il nuovo anno ed il futuro. Alcuni di noi erano in piazza a Ivrea e a Torino con le Sardine. Ne parlavamo, per capire meglio questo «essere insieme». Vuoi che l’ottimismo arrivi dalle Sardine? Il Pier è convinto che sono il segnale che è iniziata «la rivoluzione che stavamo aspettando». È il titolo di un libro di Claudio Naranjo: «La revolution que esperabamos» Ed .Terra Nuova,2013. Claudio Naranjo è cileno, tra i padri della Gestalt Therapy . I suoi lavori intrecciano psicoterapia, antropologia, spiritualità e pedagogia. Scrive che sinora abbiamo conosciuto solo rivoluzioni politiche ed ideologiche, mentre sta avvenendo una rivoluzione della coscienza. Oggi la parola utopia è desueta, ed il pensiero non fa grandi «salti» perché si è persa fiducia nelle grandi teorie, considerate come qualcosa che inganna. Per Naranjo, la società, giunta ai limiti della sostenibilità, si inabissa come una nave che imbarca acqua e non può essere salvata né dagli ufficiali di bordo né da riparazioni. Ci troviamo come di fronte al diluvio universale, visto dagli antenati come punizione divina per un mondo corrotto, ma anche per preparare un nuovo inizio. E sempre più si delineano manifestazioni nascenti di un mondo nuovo. È una rivoluzione della coscienza che nasce dall’idea che la progressiva degradazione e disumanizzazione abbiano accompagnato il nostro processo di civilizzazione e portato a molti nostri problemi attuali. Ora nasce un cammino verso il recupero e la ricerca di alcune dimensioni. La saggezza come comprensione maggiore del pensiero analitico e strumentale. Budda, Socrate e Sant’Agostino l’hanno considerata antidoto alla ignoranza, fonte di sofferenza e distruttività. L’amore empatico e solidale, contro il pesante grigiore del disamore. L’educazione emotiva come capacità di amore verso i simili: benevolenza, generosità, compassione. L’empatia come relazione che umanizza l’altro, anche l’albero. La devozione che affronta il vuoto interiore con una ricerca di senso. L’attenzione e l’approfondimento alle esperienze del presente. È mattina presto. Seguo il sentiero di neve e l’odore del pane appena sfornato. Dal panettiere, in questo paese, qualcosa è cambiato, sorrisi e quasi una timida gioia. Avranno ragione il Pier e Narajio che è iniziata la rivoluzione che stavamo aspettando?